Estate calda, caldissima. E futuro incerto. Questo attende i dipendenti italiani della Nokia-Siemens, dopo il comunicato di ieri diramato dal ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani: «Il gruppo Nokia Siemens ha ritenuto di non accogliere il mio invito diretto a riconsiderare le proprie decisioni - si legge - anche alla luce delle iniziative che si prefigurano in Italia nel campo dell'ammodernamento delle reti di Tlc, e della banda larga».
Una brutta tegola di inizio agosto sulla testa dei dipendenti. Il riferimento è alla trattativa condotta da governo e sindacati per far sì che la società di telefonia desista dal piano preannunciato di dismissioni e licenziamenti. L'intenzione della compagnia finno-tedesca è quella di ridimensionare il numero dei propri dipendenti in Europa del 15%, e di esternalizzare, solo in Italia, la parte della catena del valore destinata alla produzione, che ha sede negli stabilimenti di Marcianise (Caserta) e Cascina de' Pecchi (Milano). Già in occasione di altri incontri con i sindacati, il ministro e i sottosegretari si erano detti disposti a operare per convincere Nokia-Siemens a rivedere i suoi progetti, ventilando anche l'ipotesi di coinvolgere l'esecutivo Finlandese. Ieri il ministro Bersani ha ribadito che «il Ministero si riserva ulteriori passi ai fini di una riconsiderazione da parte di Nokia Siemens delle scelte annunciate».
Un appoggio a oltranza ai lavoratori, che lascia intravedere qualche speranza: «E' importante che il ministro sia rimasto sulle proprie posizioni - commenta Emilio Lonati, coordinatore nazione Fim Cisl - perché la Nokia-Siemens ci aveva convocati per il 29 agosto ad un tavolo per discutere del nuovo piano industriale. Cioè erano pronti ad aprire le danze di licenziamenti e dismissioni». Il ministero ha accettato il tavolo con azienda e sindacati. Si incintreranno l'11 settembre: «Abbiamo detto no a trattare direttamente con la società - dichiara Laura Spezia, segretario nazionale Fiom - per incontrarci col governo. E se sarà necessario, a settembre, siamo pronti a mettere in campo tutte le forme possibili di lotta».