POLITICA & SOCIETÀ

Ginevra, chiuso storico squat Ondata repressiva in Svizzera

RUSSO SPENA GIACOMO

«Ristabilire l'ordine», è la nuova ricetta del governo svizzero per far rientrare nei ranghi le culture giovanili alternative. Dopo lo «smantellamento» dello storico centro sociale Ungdomshuset di Copenaghen, avvenuto nel marzo scorso con scontri e centinaia di arresti, ora la «tolleranza zero» colpisce gli squatter di Ginevra. Con lo sgombero delle tre palazzine occupate dal centro autogestito Rhino si sono conclusi 19 anni di pacifica convivenza tra il movimento anarchico e le forze politiche della città. Lo stabile rappresentava l'emblema della cultura alternativa ginevrina e, in questi ultimi venti anni, era stato protagonista di lotte sociali e civili. Non trascurando neanche la produzione di cultura indipendente attraverso l'organizzazione di eventi e spettacoli teatrali.
Non a caso lo sgombero nei piani della polizia doveva essere un gioco da ragazzi, cosa che non si è rilevata tale. Alle 15 di lunedì le forze dell'ordine hanno iniziato l'operazione trascinando fuori dallo stabile gli 80 residenti, che hanno opposto una resistenza passiva. Ma in breve la situazione si è surriscaldata nonostante le cattive condizioni atmosferiche. Il tam tam dei «media di movimento» ha fatto radunare centinaia di persone davanti al centro sociale. E a quel punto la polizia ha cominciato a usare le maniere pesanti, caricando con idranti e gas lacrimogeni. Ne sono seguite ore di scontro e di fronteggiamento. Alla fine della battaglia metropolitana, terminata dopo 2 ore con lo «sfollamento forzato» del Rhino, saranno 20 i fermati, tutti rilasciati in tarda serata, e 2 i denunciati.
«Arriva un momento in cui l'ordine va ristabilito», ha sentenziato il procuratore Daniel Zappelli - responsabile dell'operazione - ricordando come siano stati rispettati «i principi di legalità e della proprietà privata». E' contro di lui che si scagliano gli squatter: «L'intervento della polizia è illegale perché non c'era nessuna sentenza di evacuazione dello stabile». In effetti la legge sembra stare con i manifestanti. L'associazione Rhino, in 19 anni di occupazioni, ha tentato più volte di regolarizzare la situazione, cercando di trovare una mediazione che andasse bene sia al governo locale che al proprietario dell'immobile. Ancora in questi giorni era in piedi una trattativa. «Ma poi è arrivato il colpo di mano del procuratore Zappelli, con l'ovvio consenso del Consiglio di Stato», denuncia il collettivo che comunque non demorde. Ha infatti inviato una lettera al relatore speciale dell'Onu sul diritto all'alloggio per denunciare «violazioni dei diritti umani di cui sono vittime gli abitanti del centro autogestito». Inoltre l'avvocato degli occupanti ha annunciato di voler presentare una domanda di reintegrazione nelle palazzine al tribunale di competenza.
La sensazione comunque è che lo sfollamento del Rhino, e 10 giorni prima dell'altro stabile occupato la «Tour» (la Torre), segna l'avvio di una nuova politica governativa nei riguardi dei giovani di sinistra.
«Fino agli anni '90 - spiega il sociologo elvetico Luca Pattaroni - Ginevra contava fino a 160 luoghi occupati, sia per la tolleranza limitata delle autorità locali che per la forza politica e sociale degli squatter. Era un movimento che creava molto consenso sul diritto all'abitare, proponendo una partecipazione più attiva dei cittadini nella politica della città e combattendo la speculazione edilizia. Ora - conclude - sono troppo isolati e il governo ne approfitta per spazzarli via».

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