Due iniziative distanti trecento metri. Politicamente lontane chilometri. Basta aver fatto un giro a Casal Bertone, ieri pomeriggio, per cogliere le differenze.
A Santa Maria Consolatrice il clima è disteso, festoso, colorato. A presidiare la piazza i ragazzi dei centri sociali, gli abitanti del quartiere, migranti, studenti, esponenti dell'Arci, dell'Anpi e dei tre partiti della sinistra radicale, tutti insieme per riaffermare il loro «assedio democratico e antifascista». Dall'altra parte invece - tra via Antonio Baldissera e via degli Orti di Malabarba, davanti alla sede del circolo futurista Casal Bertone invece - un esercito compatto e uniforme ad assistere al concerto (non autorizzato) del gruppo rock Zetazeroalfa. Sono centocinquanta, quasi tutti con le maglie nere, su qualcuna appare la scritta «12 luglio mai un passo indietro», e sui pantaloni di molti penzolano i caschi dei motorini. C'è chi improvvisa un saluto romano, e chi si dà da fare organizzando il servizio d'ordine con tanto di pettorine. La polizia li osserva da lontano. In tenuta antisommossa, perché non si sa mai, basta un niente per far precipitare tutto. Ma l'estrema militarizzazione del quartiere salta agli occhi di chi vive tutti i giorni da queste parti. E' il caso del commerciante Alfredo che spiega come «quelli della sede di Fiamma Tricolore è gente esterna al quartiere e deve stare al loro posto, visto che da quando sono qui è aumentata la tensione». Non ha tutti i torti: Casal Bertone è un quartiere «storicamente di sinistra» che da qualche tempo è diventato terreno fertile per le scorribande neofasciste.
La più grave nella notte tra l'11 e il 12 luglio quando è stata assaltata un'occupazione del Coordinamento lotta per la casa e un abitante dello stabile è stato accoltellato. Senza conseguenze, fortunatamente. L'aggressione fa il pari con altre azioni squadriste avvenute nella città negli ultimi mesi ai danni di giovani di sinistra, gay e immigrati: la più eclatante a Villa Ada. Un clima che con lo stereotipo della guerra tra bande c'entra poco, a sentire gli organizzatori del presidio antifascista: «C'è una bella differenza - sostengono - tra chi produce socialità, cultura indipendente e mette in piedi lotte sociali relazionandosi con la cittadinanza attiva e chi, invece, porta avanti politiche di odio, violenza e sopraffazione».
La loro giornata è iniziata presto, verso le 15, sotto un sole cocente, quando gli organizzatori hanno esposto uno striscione sul muro principale del quartiere: «I cittadini di Casal Bertone respingono il fascismo». E si è chiusa a tarda sera con i concerti della Banda Bassotti e dell'hip-hopper Amir, italo egiziano che si dice «stufo delle politiche razziste dei fascisti di Fiamma tricolore». I manifestanti, nel loro assedio democratico, rivendicano anche il «diritto di resistenza a chi vuole tentare alla vita di chi sta nelle occupazioni e che lotta quotidianamente per i diritti civili e sociali». Ai margini del presidio campeggiano vari striscioni contro De Gennaro e la mattanza della Diaz avvenuta proprio il 21 luglio di 6 anni fa. «Vogliamo denunciare la connivenza - spiega Cristian del centro sociale Acrobax - tra i gruppi neofascisti e le forze dell'ordine: la loro è una convergenza culturale. Non è possibile che negli ultimi anni gli squadristi abbiano compiuto 160 aggressioni e mai nessun fermo o denuncia».
In piazza c'è anche chi la cultura neofascista prova a combatterla quotidianamente richiamandosi ai valori della resistenza e della memoria. E' il caso di Ernesto Nassi, segretario romano dell'Anpi: «La nostra bibbia è la Costituzione, e lì c'è scritto che l'Italia è antifascista». Francesco Raparelli dello spazio pubblico Esc si scaglia anche contro il governo Prodi, accusato di «promuove i macellai della Diaz come De Gennaro» e di mettere in piedi «uno stato d'eccezione permanente che, con la scusa della sicurezza, ha il compito ben preciso di reprimere i movimenti e le lotte sociali».