La presidenza del Consiglio dei ministri il 2 febbraio 2007, ha predisposto un ddl intitolato «Regolazione e vigilanza sui mercati e autorità indipendenti». Un provvedimento, al momento sottovalutato, ma dalle rilevanti implicazioni politiche ed economiche, che tendono a ridisegnare, anche in settori strategici, il rapporto pubblico-privato. Se il provvedimento Lanzillotta sui servizi pubblici locali si propone di affermare il primato del «mercato», introducendo il concetto di privatizzazione forzata, il nuovo ddl costituisce il suo necessario strumento attuativo. Governo parlamento si trasformerebbero in organi preposti unicamente al controllo del corretto funzionamento del mercato. Il testo di legge va oltre gli indirizzi comunitari che, nell'ambito dei servizi pubblici essenziali, aprono al mercato nel rispetto del principio della coesione economico-sociale e territoriale.
Mentre in Italia, l'apertura del mercato ha coinciso, tout court, con le privatizzazioni, in Europa, invece, le grandi linee potrebbero riassumersi in: 1) tendenziale separazione proprietaria tra la rete e la fornitura dei servizi; 2) pubblicità della rete e gestione attraverso società private, miste o pubbliche; 3) istituzione dell'authority per la concorrenza e delle authority di settore; 4) obbligo per lo Stato di garantire al cittadino servizi di interesse generale, anche attraverso imprese pubbliche.
Il testo si discosta complessivamente dagli ultimi orientamenti europei, amplia il numero delle autorità di controllo, anche in altri settori, e non differenzia i servizi di interesse economico-generale dai servizi di interesse generale; sottopone all'attività di regolazione anche settori al momento non regolamentati quali i trasporti (aereo, autostradale, ferroviario e marittimo), i servizi idrici ed i servizi postali. L'obiettivo finale è quello di «rendere effettiva l'introduzione della concorrenza e di tutelare anche con misure urgenti gli utenti e i consumatori». Tuttavia, il disegno di legge evita alcune domande ineludibili: se la politica economica è l'insieme degli interventi con i quali le autorità pubbliche indirizzano il sistema economico verso la realizzazione di determinati obiettivi, lo Stato può essere assente in settori strategici? Se la leva fiscale e la regolazione dei mercati sono strumenti potenti, sono essi sufficienti per assolvere al compito storico della pubblica amministrazione di ridistribuire il reddito e favorire la crescita economico-sociale?
La concorrenza diventa principio ispiratore delle politiche pubbliche. Si realizza un rovesciamento del pensiero riformista: le politiche di liberalizzazione non sono l'esito di un mutato quadro tecnologico che ha permesso lo sviluppo della concorrenza, ma piuttosto l'esito di una analisi dei processi economici che ha visto nella pubblica amministrazione il responsabile del cattivo andamento dell'economia.
Le principali misure del testo in oggetto sono: 1) l'attribuzione della funzione di regolazione dei servizi postali all'autorità per la garanzia delle comunicazioni; 2) l'attribuzione della funzione di regolazione dei servizi idrici all'autorità per l'energia e il gas, «aprendo» esplicitamente il settore dell'acqua al mercato ed alla concorrenza; 3) l'istituzione dell'autorità per i trasporti per il settore aereo, autostradale, ferroviario e marittimo; 4) l'attribuzione alla Banca d'Italia del ruolo di soggetto regolatore e vigilante unico in materia di stabilità degli operatori (bancari, assicurativi, finanziari); 5) l'attribuzione alla consob della funzione di regolazione della trasparenza e di informazione al mercato anche per prodotti assicurativi e pensionistici, unitamente alla soppressione dell'Isvap, Covip, Uic e Cicr.
Assieme alla istituzione di nuove autorità e alla presunta razionalizzazione di quelle esistenti, è istituita una commissione bicamerale per le politiche della concorrenza ed i rapporti con le autorità indipendenti. Si ridimensiona il ruolo del parlamento e del governo, a vantaggio della dimensione tecnocratica, e politicamente irresponsabile, della funzione di regolazione.
In conclusione, mentre in Europa, le liberalizzazioni e le privatizzazioni, hanno avuto caratteristiche e modalità che hanno permesso alle istituzioni pubbliche di preservare un ruolo rilevante; in Italia, invece, stanno progressivamente affermando il primato dei modelli tecnocratici della regolazione ed i modelli direttamente riconducibili al diritto societario, rispetto alla doverosa centralità della politica economica e del diritto pubblico in generale.