Era nell'aria da mesi, è successo ieri: Mediaset, a capo del consorzio internazionale composto da John de Mol e Goldman Sachs Capital Partner, ha comprato dalla spagnola Telefonica il 75% della società di produzione olandese Endemol, che dal Grande fratello in poi non ha più smesso di inventare format globali. Il gruppo spagnolo di telecomunicazioni, che nel 2000 acquistò Endemol dai fondatori, Joop Van den Ende e John De Mol - ancora lui-, per 5.500 milioni di euro, incassa ora 2,6 miliardi per la vendita del 99,7% di Endemol investment holding, ossia il 75% della società operativa. La Rai è in imbarazzo, la politica in subbuglio, a Cologno Monzese brindano.
Sbaragliati i concorrenti - De Agostini, che da poco si è aggiudicato Magnolia, la casa di produzione fondata dall'ex Canale 5 Giorgio Gori, e Cbs in cordata con la tv messicana Televisa - adesso Mediaset può contare sulla più grande multinazionale dell'intrattenimento televisivo. Il colosso sforna prodotti per 25 paesi in cinque continenti, massificando la tv su scala globale con 1.400 titoli e più di 15mila ore di programmazione prodotte ogni anno: da Big Brother, trasmesso dalla Russia al Qatar, a Deal or No Deal, visto in oltre 40 paesi del mondo, negli Stati uniti come in Thailandia o in Italia nella versione Affari tuoi, tutto all'insegna del «think global act local». Qui da noi Endemol Italia, l'impero dei fratelli Bassetti - Paolo, l'amministratore delegato e Marco, il presidente, che con sua moglie Stefania Craxi fondò La Italiana Produzioni, poi divenuta Aran, e dal 1997 Endemol Italia - riempie i palinsesti di Mediaset (Chi vuol essere milionario?, 1 contro 100) e quelli della Rai, dal primo canale (La prova del cuoco o Affari tuoi) al terzo (Che tempo che fa?), vende programmi a La 7 (Le invasioni barbariche) e a Sky. Una produzione che spazia tra generi e successi: dai reality alla fiction (CentoVetrine, Vivere), dai flop (Colpo di genio, soppresso in poche puntate da Raiuno) al trash più imbarazzante (La pupa e il secchione, Italia 1) e attraverso la controllata Palomar di Carlo Degli Esposti, ha messo anche la firma sulle cosiddette fiction di qualità: Il commissario Montalbano e Giovanni Falcone, solo per citarne un paio.
In Italia l'integrazione verticale tra produttore e distributore non si era mai verificata, per Mediaset è un colpo di genio, per la Rai, legata a Endemol da un contratto di 40 milioni all'anno fino al 2008, è la prova che inseguire la tv commerciale su tutti i terreni, anche quelli più scivolosi, non è la strada giusta per il servizio pubblico.
Se n'è accorto Romano Prodi che certo benedice l'operazione ma coglie l'occasione per difendere il suo ministro del tesoro, il quale, tre giorni fa, ha sfiduciato il consigliere di viale Mazzini Angelo Maria Petroni (in quota cdl). «Il richiamo di Padoa-Schioppa - ha commentato il premier - è servito a illustrare le ragioni del governo sulla crescente difficoltà della Rai di mettere in pratica una strategia industriale che le consenta di confrontarsi con la concorrenza nel miglior modo possibile. Si tratta di una azienda ingessata da una sostanziale ingovernabilità». Ma per la Casa delle libertà Prodi ha detto una parola di troppo. «Le reazioni di alti esponenti del governo e della sua maggioranza, a cominciare da Prodi - scrive in una nota Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore nazionale di Forza Italia - confermano come a palazzo Chigi siano abituati a mettere naso e becco in ogni operazione economico-finanziaria realizzata da due imprese, per quanto importanti pur sempre private».
Il presidente Mediaset Fedele Confalonieri, invece, benedice Pier Silvio Berlusconi - «Siamo molto lieti che siano le nuove generazioni di Mediaset ad aver fatto l'operazione: il giovane Berlusconi e il suo entourage che l'hanno voluta con determinazione» - e assicura che l'indipendenza di Endemol sarà preservata «perché è una azienda di creativi e di intelligenze». A chi esprime dubbi sul conflitto di interessi che si è venuto a creare tra Rai e Mediaset, risponde serio: «Sarebbe un abuso contro la concorrenza, sarebbe fuori legge».
Per la Rai è ora di cominciare a pensare soluzioni: «Non abbiamo più alibi - sostiene il consigliere d'amministrazione Carlo Rognoni (ds) - per non impegnarci e mettere in moto il meccanismo della produzione interna». Per Curzi l'operazione Mediaset-Endemol ha messo in «plastica evidenza» che: «nel sistema televisivo nazionale c'è una parte che si rafforza mentre l'altra viene ingessata da una sostanziale ingovernabilità».