Gianni Minoli, direttore di RaiEducational e candidato del premier Romano Prodi per la poltrona di Raidue, in sostituzione del leghista Marano che ha trascinato la rete in baratro di flop e ascolti in picchiata, aveva già espresso le sue preoccupazioni riguardo all'operazione Mediaset-Endemol. Un'operazione che privatizza la Rai, aveva scritto sulle colonne del Riformista: «senza Opa, senza rapporti con il mercato e semplicemente grazie a un cavallo di Troia che vince all'interno del competitor (Rai) la sua battaglia». Ora che il progetto di Pier Silvio Berlusconi è andato a segno, l'uomo Mixer ribadisce il concetto e lancia la sfida.
Cosa vuol dire un'operazione del genere per il servizio pubblico?
Si è realizzato esattamente quello che ho scritto nella prima parte dell'articolo del Riformista, adesso c'è il secondo round: per la Rai vuol dire che il prodotto deve ritornare a essere il centro della preoccupazione dell'azienda, pensare che la Rai aveva un problema editoriale non era sbagliato. Bisogna cominciare a occuparsi del prodotto affidando la riflessione a chi fa televisione, è l'unico modo che ha l'azienda per ritrovare la sua identità. Dieci anni fa, con la struttura di Format, è stato l'ultimo momento in cui la Rai ha avuto questa attenzione. Dopo due anni è stata chiusa, ma in quel periodo sono nati programmi dalla lunga serialità come un Posto al sole, sono state sviluppate fiction come Perlasca, sono nati Report e Mixer, tutto in soli due anni di laboratorio. Bisogna partire da qui, da un laboratorio in onda vero, a disposizione delle intelligenze e dei talenti che vanno ricercati con una selezione seria e immediata.
La Rai, insomma, dovrebbe diventare servizio pubblico...
Questa è una questione che investe la battaglia sull'identità del servizio pubblico, che ha senso se riesce a raccontare con tutte le forme del racconto - la fiction, l'intrattenimento, l'informazione, il varietà - il meglio del meglio di quello che produce la cultura di un paese. Bisogna dirigersi verso il cittadino piuttosto che il consumatore. La scelta di Mediaset costringerà la Rai ad andare verso la ricerca della sua identità e a perdere tutte le pigrizie che si sono accumulate in questi 15 anni.
Una riforma dei meccanismi di elezione dei vertici Rai potrebbe favorire questa svolta?
Tutto quello che può aiutare la Rai a ritrovare la sua centralità in termini di prodotto al servizio del cittadino è tutto benvenuto. A viale Mazzini, ripeto, dovrebbe lavorare chi fa televisione.
E lei ha nuove idee, nuovi progetti per la Rai?
Certo, se me le chiederanno gliele darò.