VISIONI

Una scommessa oltre la realtà

È nata l'Agenzia per il cinema di Milano. Lo scopo, creare una struttura di rilancio
CATACCHIO ANTONELLOMilano

Milano e il cinema. Un matrimonio contrastato. Da sempre. E negli ultimi tempi un rapporto ancora più logoro. Corso Vittorio Emanuele, una volta considerata come una sorta di multisala, per la quantità di cinema che si affacciavano, ora offre solo tre locali (con 16 schermi), il resto sono multiplex decentrati. Mentre altrove si fa festa e si fa mostra di cinema, solo tre festival resistono da tempo, Filmmaker, Milano film festival, il festival del cinema africano, esempi eroici di iniziative volute fuori dalla logica mainstream e quindi snobbate (quando non boicottate) dagli enti locali. Anche a livello produttivo Milano conferma la sua eccentricità. Qui non esiste la Piemonte Film Commission, anzi l'omologa lombarda è morta nella culla. Ci si muove in totale indipendenza. Così, Marina Spada trionfa ai festival con Come l'ombra, era successo qualche anno fa anche a Antonio Bocola e Paolo Vari con Fame chimica, Bruno Bigoni coltiva il suo lavoro attraverso alchimie produttive realizzate con lo Iulm, altri come Soldini e Salvatores non operano più a livello milanese o addirittura non opera più al cinema come Maurizio Nichetti. Eppure esistono scuole di cinema e società di produzione (pubblicitarie e tv).
Ora però qualcosa si vorrebbe smuovere. Almeno sulla carta. Con molta curiosità è stata infatti presentata l'altra sera allo spazio Oberdan l'Agenzia per il cinema a Milano, una libera associazione (aperta a tutti gli operatori del settore) che intende rilanciare l'attività cinematografica in città. Levatrice dell'operazione Daniela Benelli, assessore alla cultura della provincia (che ha trovato il plauso del suo omologo regionale Zanello), che ha chiamato alcune persone per dare vita all'iniziativa. Purtroppo, per il momento, pochi volti nuovi, anche se i vecchi hanno diverse medagliette al petto. Si resta in attesa di nuovi iscritti, energie e idee che si aggiungeranno ai 14 promotori presieduti da Lionello Cerri (sono arrivate un centinaio di nuove adesioni). E a fine anno si eleggeranno gli organismi dirigenti dell'associazione. Intanto sono state fornite alcune indicazioni di intervento. Sarà realizzata una mappatura di tutte le attività cinematografiche in regione; si pensa a uno sportello che possa orientare chi intende operare; quest'estate alla Fabbrica del vapore, in collaborazione con la cineteca Italiana, verrà proposta una rassegna che possa dare conto di quanto è stato realizzato a Milano in questi anni; in autunno ci sarà un convegno di intenti.
Ma il nodo vero rimane sempre quello del denaro. Milano è ricca. Anzi ricchissima. Eppure mecenati o investitori non sembrano profilarsi all'orizzonte (chissà, forse con il tax shelter, di cui si parla solo da alcuni decenni). Nessuno sembra vedere il cinema come industria o come attività remunerativa. Su questo bisogna soprattutto operare, evitando rancori romani e invidie torinesi che sanno di provincialismo e sciocco localismo.

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