POLITICA & SOCIETÀ

«Il caso Meocci insegna, il cda se ne deve andare»

Parla l'avvocato Domenico D'Amati, esperto di questioni legali Rai
SBARIGIA GIULIA,Roma

Tutti a cercare la via giuridica per attaccare o sostenere la sfiducia a Angelo Maria Petroni da parte del ministro Padoa-Schioppa. È la prima volta, nella storia della Rai, che il governo interviene direttamente per revocare un componente del cda, e ora fioccano i tentativi di interpretazione. Se Mario Landolfi, presidente della commissione di vigilanza, dice: «Il consigliere di amministrazione Rai Angelo Maria Petroni può essere revocato solo con il parere preventivo della commissione parlamentare di Vigilanza», c'è Paolo Gentiloni, ministro delle comunicazioni, che ribatte: «La difficoltà decisionale dei vertici Rai è sotto gli occhi di tutti e il governo è intervenuto nell'unico modo possibile a sua disposizione».
Per l'avvocato Domenico D'Amati, presidente del comitato giuridico di Articolo 21, che nella sua carriera si è occupato di molti spinosi casi interni a viale Mazzini - è stato il difensore di Giorgio e Luciana Alpi come di Michele Santoro quando chiedeva il reintegro in Rai dopo l'editto bulgaro di Berlusconi - la via da seguire è chiara. «Il ministro del tesoro, principale azionista della Rai, dovrebbe promuovere un'azione di responsabilità contro i consiglieri d'amministrazione che hanno votato la nomina di Meocci», incompatibile con l'incarico di direttore generale perché già componente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Come valuta la mossa di Padoa-Schioppa?
Siamo in presenza di una colossale anomalia che dura ormai da molto tempo: i consiglieri d'amministrazione in quota alla Cdl sono stati nominati per volontà del proprietario di Mediaset, cioè il principale concorrente della Rai, hanno gestito male l'azienda e ora vanno rimossi. Il danno erariale che hanno provocato all'azienda votando Meocci è sotto gli occhi di tutti, oltre 14 milioni di euro. Il comportamento di Padoa-Schioppa mi sembra addirittura cauto. Ormai, dopo la sentenza del Tar, dopo che il Consiglio di stato ha bocciato il ricorso presentato da Meocci stesso e dalla Rai, dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Roma, era ora che il ministro dell'Economia intervenisse. La legge c'è e dice che quando un amministratore danneggia l'azienda contro di lui va proposta l'azione di responsabilità, è scritto nella legge Gasparri, all'articolo 20.

La sfiducia investe Angelo Maria Petroni, nominato da via XX settembre, per il momento gli altri consiglieri però restano al loro posto...
Per Petroni c'è un elemento addizionale in quanto è stato nominato da Siniscalco, ministro del tesoro del governo Berlusconi.

Ma allora anche Petruccioli, che già all'epoca della nomina di Meocci era presidente, andrebbe rimosso?
Sì andrebbe rimosso anche lui, nella misura in cui è coinvolto nel caso di Meocci, ma è l'intero consiglio che dovrebbe dimettersi, i cinque consiglieri che l'hanno votato, ma anche gli altri tre, che finora non hanno fatto un buon lavoro. Il caso Meocci è solo una delle tante anomalie, pensiamo ai dirigenti Rai senza collocazione ma che percepiscono un normale stipendio. Vogliamo parlare del caso Freccero? È scandaloso, la Rai lo paga e non lo fa lavorare, ci sono gravissime responsabilità. A viale Mazzini si tollera tutto, si fanno compromessi, si tira a campare. E invece è urgente che si convochi l'assemblea degli azionisti per mettere all'ordine del giorno l'azione di responsabilità.

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