VISIONI

L'Italia fanalino di coda dell'Europa

broadband
SBARIGIA GIULIA

Il contratto di servizio stipulato tra la Rai e il ministero delle comunicazioni per il triennio 2007-2009 punta tutto sull'innovazione tecnologica: la novità più consistente riguarda l'offerta multimediale, dunque non solo radio e tv (satellitare e digitale), ma anche Internet e Internet mobile, mentre è già partito, seppure in via sperimentale, un progetto di ibridazione tra digitale terrestre e Iptv per garantire l'interoperabilità dei rispettivi prodotti con qualunque provider di connettività a banda larga scelto dall'utente (purché paghi il canone).
Se il modello guarda alla Bbc, la risorsa è la banda larga. Ma l'inchiesta appena pubblicata dalla Commissione Europea e condotta tra novembre e dicembre 2006, sull'utilizzo delle tecnologie digitali nei paesi dell'Unione Europea, pone qualche dubbio in proposito. Dallo studio è infatti emerso che nella Ue la rivoluzione digitale ha raggiunto quota 28% contro il 22% del 2006, mentre in Italia, dove manca l'offerta e non la domanda, si è fermata a quota 14%.
Il rapporto, basato su un sondaggio condotto tra 25 mila significative famiglie europee, dice dunque che il 14% degli italiani è dotato di banda larga, cioè la metà rispetto alla media europea, evidenziando il gap che si è andato allargando rispetto all'anno precedente, quando la differenza era tra il 12 contro il 23% del resto d'Europa. La diffusione della banda larga è cresciuta del 6% in Francia e Germania, nel 2006; del 9% in Spagna (a quota 25%), contro il +3% italiano. Il paese che da un anno all'altro è cresciuto di più è la Danimarca che segna +11% rispetto all'anno precedente (qui il 60% degli intervistati accede alla banda larga), seguono Belgio e Spagna. Se si prende in considerazione la percentuale delle persone che accedono alla banda larga, la classifica cambia: in prima posizione troviamo i Paesi Bassi con il 65%, seguiti da Danimarca e Finlandia (che vanta un 49%). In coda stazionano l'Italia, la Svezia e l'Austria.
La soluzione per il nostro paese che soffre del digital divide, sembra allora andare verso il Wimax che promette banda larga senza fili nelle zone non raggiunte da Adsl. Ormai manca poco più di un mese alla prima asta (prevista a giugno) delle frequenze dismesse dal ministero della difesa. Ma dalle comunicazioni hanno già fatto sapere che il 50% delle frequenze è disturbato ancora delle interferenze dei radar militari. Il 9 maggio l'Agcom dovrebbe deliberare sui criteri da adottare per le aste, ma non è detto che l'appuntamento sarà rispettato. Vedremo.

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