POLITICA & SOCIETÀ

Minacce alla vedova Fortugno: «Vogliono fermare il processo»

ALBERTI MARIO,

Minacce di morte: «Ti controllo, smettila di agitarti, non t'illudere. Nulla potrà salvarti ». Una lettera anonima, scritta con i caratteri ritagliati dai giornali, è stata depositata ieri a casa della vedova di Francesco Fortugno, Maria Grazia Laganà, oggi parlamentare e membro della commissione antimafia. E' l'ennesimo, inquietante episodio legato all'omicidio di Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale calabrese, ammazzato a Locri il 16 ottobre 2005. «Continuano le attività di aggressione, i tentativi di delegittimazione e condizionamento nei miei confronti», ha commentato a caldo Maria Grazia Laganà. Che aggiunge: «Voglio che sia chiaro: nulla e nessuno fermerà il mio sforzo affinché siano individuati tutti i responsabili della morte di mio marito Franco. Le indagini dovranno proseguire a ogni livello e in ogni direzione». La vedova Fortugno non ha dubbi, anche la lettera ricevuta ieri, insieme con le altre minacce subite, è figlia di una strategia precisa: «Ho il timore che questi tentativi possano aumentare d'intensità con l'approssimarsi del processo, e, per la precisione, quel troncone di processo che riguarda la sola fase di esecuzione e d'organizzazione dell'omicidio di Franco. Oggi ho chiesto ancora al procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che la Dna intervenga in tutte le indagini e in tutti i processi riguardanti l'omicidio di mio marito».
La lettera anonima - consegnata al dirigente del commissariato di polizia di Siderno, Rocco Romeo - non rappresenta il primo strascico dell'omicidio Fortugno. A dicembre scorso, quando una bomba carta fu fatta esplodere in un corridoio dell'ospedale di Sidereo, venne fatta trovare una lettera anonima, lasciata in una cabina telefonica, che faceva riferimento a Maria Grazia Laganà. Un un'altra bomba di grosso potenziale, che però non esplose, fu ritrovata a poche settimane dei distanza proprio nell'ospedale di Locri. Le indagini portarono all'arresto di un ex poliziotto, considerato l'autore delle minacce: Francesco Chiefari, 37 anni, a quanto pare legato, in passato, ai servizi segreti.
Intanto il processo a presunti mandati ed esecutori del delitto Fortugno è fissato, dinanzi alla corte d'assise di Locri, per il 30 maggio prossimo. Maria Grazia Laganà, che peraltro è indagata con l'accusa di truffa alla Asl di Locri, dopo le minacce di ieri ha rinunciato al comizio previsto a Catanzaro. Il presidente della commissione antimafia, Francesco Forgione, ha espresso la propria solidarietà alla vedova Fortugno, aggiungendo: «Questo episodio conferma la necessità di fare piena luce sull'omicidio di Franco Fortugno. Tutti gli intrecci che hanno causato quella morte vanno svelati fino in fondo. La 'ndrangheta sta lanciando una sfida a tutte le istituzioni: la risposta deve essere ferma e rapida».
E di lotta alla mafia, ieri ha parlato anche il presidente della Repubblica, che commemorando il 25esimo anniversario dell'uccisione del deputato comunista Pio La Torre e di Rosario Salvo ha lanciato un messaggio preciso: «Oggi come ieri - ha dichiarato Giorgio Napolitano - solo un grande movimento di popolo, di opinione e di cultura, può sconfiggere la mafia, facendo prevalere i principi della pacifica convivenza civile e difendendo la libertà e le istituzioni democratiche ».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it