Salone degli affreschi affollato come per uno spettacolo. Come giusto che sia quando si tratta della presentazione della Milanesiana, la manifestazione ideata da Elisabetta Sgarbi giunta all'ottava edizione. Unica manifestazione in città di spessore e valore internazionale. Nata con il sostegno della Provincia (e di diversi sponsor), nonostante sia cambiato il colore della giunta, Milanesiana per fortuna ha potuto proseguire il suo lavoro di scavo, di incroci culturali temerari, di provocazione alta, di presa di responsabilità. Quest'anno anche il comune di Milano ha dato il suo contributo, non senza qualche esitazione della curatrice che si trova nella bizzarra situazione di essere sorella di Vittorio Sgarbi, assessore alla cultura del comune. Imbarazzo superato per opera dell'assessore provinciale Daniela Benelli e del buon senso. Sarebbe stato grottesco perdere un contributo all'iniziativa per un malinteso eccesso di bon ton.
Così l'edizione numero otto potrà essere ancora più ambiziosa delle precedenti sotto il titolo I conflitti dell'assoluto. Spiega Elisabetta Sgarbi «l'assoluto è, in apparenza, un concetto inequivocabile, senza derive. Si oppone all'idea stessa del relativo come in una radicale coppia di opposti. Potremmo dire allora che l'assoluto del mondo occidentale è il liberalismo, la democrazia, così come l'assoluto del mondo musulmano è l'Islam in quanto tale, con la sua cultura specifica e le sue forme di vita, così divergenti dalle nostre. Ma allora possiamo anche indicare nell'ebraismo, come civiltà, un altro assoluto. Insomma sembra che siamo circondati da un oceano di assoluti, ciascuno dei quali tende, proprio in quanto identità, a escludere ogni altro a generare conflitti e intolleranze. Di qui il titolo della Milanesiana, che riconosce e getta luce proprio sulla presenza di questa estrema conflittualità. Saper gestire tale spazio di conflittualità consentirebbe quindi di mostrare piuttosto la relatività di ogni assoluto, senza per questo limitarne la portata.
Su questa base si incrociano i cento talenti chiamati a dare lustro alla manifestazione, ma soprattutto a fornire chiavi di lettura, emozioni. Percorsi che intrecciano letture, concerti, danza, cinema, filosofia, matematica e scienza il tutto tenuto insieme da quel filo che dà senso alle proposte in una cavalcata che inizia domenica 24 giugno per concludersi martedì 10 luglio.
Tra le due date sono comprese quattordici serate al Dal Verme e una alla Scala, cinque appuntamenti cinematografici allo spazio Oberdan, un paio di serate agli Arcimboldi, quattordici aperitivi con gli autori. E soprattutto un centinaio di ospiti tra cui sette Nobel. In ordine sparso, a prescindere dagli ambiti in cui operano, alcuni nomi che qualificano la rassegna: V.S. Naipaul, Andres Serrano, Michele Campanella, Orhan Pamuk, Jordi Savall, Rolf Lislevand, Elie Wiesel, Bernard-Henry Levy, Meredith Monk, William Friedkin, Guy Klucevsek, Alexandr Sokurov, Toni Servillo, Antonio Ballista, Garry Kasparov, Freak Antoni, Elio, Wole Soynka, Roberto Cacciapaglia, Giovanni Sollima, Franco Battiato, Alejandro Jodorowsky, Werner Herzog, Philip Glass, Riccardo Giacconi, Filippo Timi, Sebastiano Mauri, Günter Blobel, Erik M. Galimov, Laurie Anderson, Luciano Emmer, Banana Yoshimoto, Vladimir Luxuria, Saburo Teshigawara, Elizabeth Gilbert, Dario Fo, Marco Morgan Castoldi, Colm Tóibin, Dacia Maraini, Bernardo Bertolucci, Umberto Eco, Sandro Veronesi, i Berliner Philarmoniker, Michael Cunningham, Martin Amis, Edward P. Jones, Fleur Jaeggy, Fernanda Pivano e Lou Reed che chiude con il concerto di Berlin, suo album del 1973, proposto live su scenografia di Julian Schnabel.