VISIONI

«Spiderman III», Sam Raimi svela il lato oscuro del supereroe

SBARIGIA GIULIA,Roma

Prima Tokyo, quindi Londra, adesso Roma e solo il 30 aprile Spiderman III arriverà nella sua New York, giusto per aprire il Tribeca film festival e poi approdare nelle sale: in Italia, e nel resto d'Europa, uscirà martedì 1 maggio, in America il 4.
La security della Sony Pictures, che per l'operazione ha speso oltre 250 milioni di dollari (più di mezzo milione a minuto di girato, il film ne dura 140) è ossessiva. Sequestro di cellulari e apparecchi elettronici, visore notturno per controllare che nessuno registri immagini o audio durante l'anteprima: sono le misure adottate per scongiurare la pirateria, anche se sulle bancarelle di Pechino il film già si trova in dvd, costa circa un dollaro, e tra Cina e Usa è già caso diplomatico. Tutto il resto è un tributo di palloncini rossi, acrobati in calzamaglia appesi alle pareti del cinema, gadget in ragnatela, quest'anno all black e con scritta: «il nemico più grande si nasconde dentro di te».
Ad accompagnare in giro per il mondo il kolossal dell'Uomo ragno tinto di nero, oltre al regista Sam Raimi, ci sono alcuni dei pezzi pregiati del cast: ovviamente Tobey Maguire, l'unico attore possibile per Spiderman - ha sempre sostenuto Raimi-, Kirsten Dunst, la Mary Jane di Peter Parker, Rosemary Harris (la zia May), James Franco, ossia l'amico-rivale Harry Osborn, il figlio di Goblin. E non mancano le due new entry: Topher Grace, nei doppi panni di Eddie Brock-Venom - il personaggio, che compare nell'universo Marvel dagli '80, è l'arcinemesi di Peter Parker-Spiderman, e Thomas Haden Church, con la sua commovente faccia di pietra, indimenticabile in Broken Trail di Walter Hill e qui trasformato, granello su granello, nell'Uomo di sabbia (è un cattivo storico della serie di Stan Lee e Steve Ditko, era già nel numero 4 di The Amazing-Spiderman, anno 1963).
Spiderman è nero perché scopre la rabbia e la vendetta, «Spiderman III - dice Sam Raimi - è un film sul perdono, il perdono che deve prevalere sulla vendetta. Nelle tre storie che ho girato Peter Parker, capitolo dopo capitolo, affronta un processo di crescita: nel primo episodio Peter era poco più che un irresponsabile; nel secondo aveva raggiunto un certo grado di coscienza dei suoi poteri e nell'ultimo arriva a un livello di consapevolezza della sua superiorità che passa attraverso la scoperta del proprio lato oscuro. In questo caso specifico incontra L'Uomo di sabbia, l'assassino di suo zio (un uomo fragile che ha ucciso per disperazione, ndr), è qui che Peter Parker comincia a fare i conti con il senso di rabbia e di vendetta che lo divora, si rende conto di non essere solo un grande eroe e che i cattivi non sono cattivi e basta. Il suo è un percorso di maturazione personale, anche lui peccherà, rivelerà il suo lato oscuro, come gli stessi nemici riveleranno, nel fondo dell'animo, un aspetto buono». A volte accade ai supereroi: era successo a Luke Skywalker, ora tocca a l'Uomo ragno. «Mi è piaciuto, e mi ha divertito mostrare questo lato ancora più umano di Peter Parker - rivela Tobey Maguire - Peter diventa arrogante, una persona per cui conta solo se stesso, assolutamente insensibile. E il costume che diventa scuro intensifica quanto sia forte il suo stato di rabbia, di ferocia, di oscurità dell'animo».
Spiderman IV, è sicuro, si farà, però nessuno, ancora, ha firmato il nuovo contratto. Kirsten Dunst anticipa: «Continuerei solo se si confermasse il team, solo con Sam Raimi e Tobey Maguire con cui si è creata una intesa speciale». Anche Raimi non conferma e non smentisce la sua presenza e c'è già chi lo vorrebbe sul set di Hobbit, il nuovo kolossal dal primo romanzo di Tolkien, ma, sembra, solo se ci sarà la benedizione di Peter Jackson. «Per il primo Spiderman avevo lasciato alcuni temi aperti da sviluppare nel sequel, che all'epoca non sapevo ancora se avrei girato io o qualcun altro. È come avere in consegna una torcia, ma per continuare a portarla bisogna avere due cose: una grande storia e un forte sviluppo dei personaggi», dice il regista. Lui, che nel 1990 si lasciò catturare da Darkman, i fumetti li ha sempre adorati, confessa, perché: «sono dei libri di storie già con lo story-board. Ho imparato a scegliere le inquadrature proprio studiando quelle dei fumetti».
Kolossal a parte, sulla sua scrivania ci sono mucchi di sceneggiature, il remake della Casa sembra quella più prossima a tradursi in film, ma «sto cercando ancora il regista giusto per realizzare questo progetto», spiega Raimi.

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