Roma Ancora non era stato ufficialmente presentato e già il RomaFictionFest (2-7 luglio, al cinema Adriano) poteva contare su una piccola polemica, che fa sempre audience. Una manifestazione troppo Rai centrica aveva detto Pietro Valsecchi (che con la sua Taodue ha prodotto per Mediaset Attacco allo stato, Karol - un uomo diventato Papa, Distretto di polizia, Paolo Borsellino, solo per citare qualche titolo). Ma Rai e Mediaset, nel rispetto del duopolio, sono entrambe nel comitato promotore e a Roma potranno contare su un'inedita vetrina. Qualcun'altro, sull'onda della querelle cinematografica tra la Mostra di Venezia e la Festa di Veltroni, già parlava di guerra sull'asse Milano-Roma, ipotizzando una concorrenza sleale tra la neonata manifestazione promossa dalla regione Lazio e il Telefilm festival, giunto alla quinta edizione (all'Apollo spazio Cinema, dall'11 al 13 maggio). Felice Laudadio, direttore del Rff, ha provato ieri a stemperare gli attriti: «Quello di Milano è un minifestival, il loro budget è ridotto, non si può nemmeno paragonare al nostro, che è di 4milioni e mezzo (500mila euro dagli sponsor, il resto sono soldi istituzionali, ndr), loro sono orientati sui telefilm americani, noi ne abbiamo pochissimi dagli States: Lost, l'ultima serie dei Soprano's e di Grey's anatomy». La replica di Antonio Visca, uno dei direttori del Telefilm Festival, non è stata però conciliante: «L'unica differenza vera è il budget. Il nostro è 1/20 di quello della RomaFictionFest, ma non è che il nostro sia un minifestival, non facciamo un festival di nicchia o intellettuale». Certo le condizione economiche per competere non ci sono, i due appuntamenti sono troppo a ridosso e il rischio che Roma scippi titoli di richiamo a Milano è concreto: «Si può convivere certo, ma se le date tra noi a maggio e loro a luglio fossero più distanziate sarebbe meglio. Quanto alle major è già successo con un paio di titoli ma non intendo polemizzare su questo», ha detto ancora Visca.
Già i titoli. A Roma saranno 400, ma il cartellone è ancora in fase di definizione (il 12 giugno ci sarà la conferenza definitiva), divisi per sezioni - Tv movie, Miniserie, Seriale, Docudrama, Fiction italiana - alcune competitive, il premio è in diamanti. Tanto amarcord con la retrospettiva - in collaborazione con Rai Teche - dedicata ai grandi sceneggiati tratti dalla letteratura russa e qualche anteprima: da ShowTime arrivano I Tudors, la coproduzione irlandese-canadese diretta dagli irlandesi Ciaran Donnelly e Brian Kirk, scritta da Michael Hirst (Elizabeth) e dedicata ai turbolenti anni del regno di Enrico VIII, Caravaggio di Angelo Longoni con Alessio Boni, Jordi Molla, Elena Sofia Ricci e la fotografia di Vittorio Storaro (coproduzione Rai con Titania di Ida Di Benedetto, France 2 e Tv Catalunya), O' Professore di Maurizio Zaccaro con il «maestro di strada» Sergio Castellitto alle prese con i ragazzi di Scampia (Mediaset con Grundy Italia), il kolossal dalla Lux Vide Guerra e Pace in versione integrale (6 ore e 40) di Robert Dornhelm con Alessio Boni, Valentina Cervi e Violante Placido. In concorso per i Tv movies ci saranno sicuramente L'ultimo padrino, la miniserie di Marco Risi (Canale 5) con Michele Placido che fa Provenzano e The Flood di Tony Mitchell con Robert Carlyle. Nella sezione seriale il nome di punta è Russell T. Davies (Torchwood), il produttore inglese della fiction gay Queer as Folk e di quella cult sf Doctor Who. E all'Inghilterra è dedicato anche il focus - British comedy - con: Suburban Shootout (le casalinghe al massacro), la storica e cinica Blackadder, Coupling (Bbc). Italo Spinelli, direttore di Asiatica film mediale, è ancora in cerca di materiale orientale.