Quella del numero 23 è un'ossessione che ci mancava. Rimedia alla lacuna Joel Schumacher che prima ancora di iniziare il film fornisce un lungo elenco di inquietudini legate al fatidico numero. Alcune peraltro piuttosto oscure. Tant'è. Tocca a Walter Sparrow-Jim Carrey spiegare l'arcano. Lui che per lavoro si occupa di animali (gira con il suo camioncino, intervenendo all'occorrenza) si è imbattuto in qualcosa di strano. Un libro, dallo stesso titolo del film, scovato dalla moglie (Virginia Madsen) in cui gli sembra di intuire che il protagonista Fingerling in realtà sia lui stesso. E la faccenda diventa ossessiva. Anche per il racconto che diventa sempre più oscuro ai limiti dell'indecifrabile. Resta il fatto che si scoprono una serie di coincidenze e di circostanze che rendono tutto il racconto altamente delirante, ma ottengono il risultato di tramutare tutti in Totò quando, riempito di botte, affermava «vediamo questi stupido dove vuole arrivare». In effetti il giochino è tutto lì, nel costringere lo spettatore a seguire i sussulti e i colpi di scena ripetuti che dovrebbero disvelare l'arcano.
Jim Carrey, condotto per mano dalla vecchia volpe Joel Schumacher, si avventura in un territorio che non gli appartiene e che non appartiene al suo pubblico, soprattutto all'inizio ma anche in altre circostanze ci si aspetta che se ne esca con una trovata o una gag. Poi, quando la trasfigurazione si fa più consistente si perde un po' di vista l'attore per seguire un po' di più il personaggio. Ma il pastrocchio rimane tale. Non bastano omicidi e quant'altro per risollevare una storia che sembra nata più nella testa di responsabili marketing in cerca di trovate che in quella di sceneggiatori convinti del proprio lavoro. Per Carrey potrebbe valere il consiglio di non fidarsi delle volpi, potrebbe rischiare la sua immagine.