«Don't panic, please... don't panic... Someone call... someone call the ambulance and a doctor and the police... don't panic», Budd Dwyer si era appena suicidato in diretta tv. Era il 1987, il politico americano, accusato di corruzione, aveva convocato una conferenza stampa, tutti pensavano per rassegnare le dimissioni, invece si sparò un colpo in bocca, davanti alle telecamere. La sequenza shock rimbalzò sugli schermi di tutto il mondo, il Tg1 la mandò in onda fermandosi un secondo prima che il dito di Dwyer premesse il grilletto. Cosa si può vedere in tv, cosa no? È osceno trasmettere la morte in diretta, o è osceno ometterla? Se lo chiede Enrico Ghezzi che ha intitolato «Don't panic» la puntata di Blob che andrà in onda il 24 aprile alle 23.50 su Raitre. Sarà un'edizione speciale, lunga 50 minuti, con le immagini più estreme uscite dal piccolo schermo in questi anni.
Giusto oggi Blob di anni ne compie 18 - ma «non mette la testa a partito», recita il sottotitolo della serata - la prima volta che il fluido inondò la terza rete era infatti 17 aprile 1989, c'era Guglielmi. Racconta Piero Chiambretti, tra gli ospiti invitati a viale Mazzini per il compleanno, che lui quel giorno se lo ricorda bene, faceva il Postino, e quell'anarchico esperimento di tv lo vide esordire proprio da dentro la Rai. «Blob, come tutte le grandi idee - dice - ha più di un padre. Uno a questo punto si aspetterebbe nomi importanti come quello di Marco Giusti, sì ma non solo, perché in realtà uno dei padri di Blob è il figlio di Angelo Guglielmi, allora aveva velleità artistiche. Mutuò l'idea da un giornale, credo Libération». Enrico Ghezzi corregge, puntuale: «Non era Libé, l'idea ce la suggerì il mattinale del manifesto che montava in pagina pezzi di articoli apparsi sulla stampa».
Tra gli ospiti in sala c'è anche Gianfranco Funari, al countdown del suo ritorno in Rai - dal 28 aprile sbarca il sabato sera su Raiuno con Apocalypse Show: «Lo sai perché sto qui? Perché nun so' morto», e tutti giù a ridere. Ghezzi precisa: «Funari è l'autore di un gesto sublime, che ha svelato il grasso e l'opulenza del capitalismo, quando spalmò una fetta di prosciutto, credo fosse il suo sponsor, sul vetro della telecamera».
Ghezzi prova ancora a dire cos'è Blob: «Un programma anarchico, un montaggio libero, autonomo, magari un po' ribaldo di immagini, assolutamente libertario nel farsi, ogni autore è libero e scrive il suo corsivo». Sullo schermo scorre la puntata «God ble$$ America», è una di quelle monografiche, che smonta e ricompone l'evento, in questo caso è l'attentato alle Torri gemelle: un aereo si incastra nel primo grattacielo, la scena successiva è quella dello spot del grana padano con il coltello da formaggio stagionato che si incunea nella polpa e la infrange in mille pezzi, poi c'è Bossi: «è lo scontro di civiltà», dice. Grana padano. Quelli del parmigiano hanno diffidato Blob dall'usare la loro pubblicità, che per qualche tempo scomparve anche dal video. Potenza delle immagini televisive che tutto possono, eccetto, sembra, farsi gioco della par condicio. E infatti gli auguri di Prodi, e anche di Berlusconi, al programma, catturate dalla consueta telecamerina digitale, non potranno andare in onda. Il messaggio del premier però lo abbiamo visto: «Quando uno compie 18 anni gli si dice di mettere la testa a posto. Ma se voi mettete la testa a posto siete finiti», poi ovviamente sorride bonario. «Vi auguro - dice invece il leader di Forza Italia in uno dei suoi exploit narcisistici - di continuare ad avere Berlusconi come bersaglio principale».