Berlino, settembre 1995. In una città (e in una nazione) riunificata di recente c'è tanto da ricostruire: tanti cantieri da aprire, tanti affari da cogliere al volo. E non basta che si contendano gli appalti la mafia russa e quella turca: dal New Jersey arriva infatti il clan mafioso dei Franchise, deciso - con la scusa di accorrere in aiuto a un clan turco serrato dalla malavita russa - ad ampliare le proprie attività oltreoceano, appropriandosi della gestione degli appalti.
A raccontare le vicende della Lunga notte di Berlino dello scrittore e regista newyorchese Buddy Giovinazzo (Meridiano Zero, traduzione di Giampaolo Simi, pp. 319, euro 15) è Tony, uno dei due «soldati» del boss Montefiore inviati in Germania per dar man forte all'imprenditore turco Yossario. Appena arrivati, Tony e il suo «collega» Hardy, senza neppure sapere una parola di tedesco, vengono portati da Vita, il figlio di Yossario, nella casa dei rivali russi a farne strage. Durante la perlustrazione Tony incappa in una ragazzina terrorizzata che decide di risparmiare perché il suo codice morale gli proibisce di uccidere i civili. La giovane viene però ferita gravemente da Hardy e sarà proprio Tony a darle «pietosamente» il colpo di grazia. Da quel momento tutto inizierà a scivolare verso il peggio.
Mentre Hardy viene iniziato da Heinrich, il prestanome tedesco dell'azienda di Yossario, ai club specializzati in perversioni sessuali incontrando nuovi e pericolosi amici naziskin, dagli Usa arriva a monitorare l'intera operazione lo stesso Montefiore con tutto il suo staff. Pretendendo di far funzionare le cose alla maniera americana (meno salari e più intimidazione) il boss si ritrova a dover fronteggiare una rivolta degli operai, mentre i mafiosi russi, dopo il primo smacco, ammazzano per rappresaglia due nipotini di Yossario e alcuni aiutanti di Montefiore.
Nonostante i frequenti parossismi di violenza degni di uno splatter, la narrazione si concentra su Tony, il cui malessere per l'uccisione della ragazzina russa si accresce quando l'uomo si innamora di una infermiera berlinese. Rifiutandosi in diverse occasioni di compiere gli omicidi che gli sono stati commissionati (e cadendo così in disgrazia presso il suo clan) Tony progetta di fuggire con l'amata a Praga. Ma naturalmente deve fare i conti con la ferocia dei vari gruppi rivali in lotta per il potere.
L'intreccio, già complesso, si aggroviglia ulteriormente con una serie di flashback che gettano luce sulla precedente vita di Tony (dalla difficile convivenza con un padre mentalmente disturbato ai primi passi nella criminalità organizzata) e che con l'approssimarsi della conclusione si fanno particolarmente sincopati. Ma questi elementi, pur rappresentando un limite alla scorrevolezza di lettura, conferiscono uno spessore imprevisto al romanzo che mette problematicamente fianco a fianco due o tre visioni (criminali) del mondo, visioni alle quali anche il clan statunitense - proprio come succede alla «normale» ideologia di potenza americana - dovrà, dopo essersi illuso di poter sistemare le cose, cedere tragicamente il passo.