VISIONI

Reazione reality, nessuno li vuole tutti li trasmettono

SBARIGIA GIULIA,

L'abbattimento dei reality show, annunciato dal presidente della Rai Claudio Petruccioli, nelle intenzioni dovrebbe iniziare già dalla prossima stagione, il dibattito però si è scatenato fin da subito. A Piero Fassino, intervistato da Gianni Minoli per la Storia siamo noi, in onda ieri sera su Raidue, va tutto bene: «Io non ho snobismi: secondo me il servizio pubblico deve offrire tanto La storia siamo noi quanto i reality». Il ministro della pubblica istruzione invece identifica Grande fratello e affini con il tormentone degli ultimi mesi. Per Giuseppe Fioroni, dunque, i reality sarebbero causa e prodotto del «bullismo»: «È ora di finirla con la politica dei bullini - ha detto - e andare verso un auditel di qualità per i nostri ragazzi perché loro stanno poche ore a scuola e molte ore davanti al video». Prima del trash, del cosiddetto bullismo, della volgarità, della realtà che però è confezionata in studio, di Vallettopoli che pesca in quell'humus a piene mani e soprattutto prima della bomba lanciata da Petruccioli va considerata la crisi d'ascolti del «format del nuovo millennio» che qualcuno, alla prima edizione del Grande fratello, aveva salutato come un'inedita fase tutta sperimentale della tv.
Il Grande fratello 7 si arrabbatta intorno al 20% di share, l'ultimo reality, Un, due tre stalla, trasmesso da Canale 5, si inabissa al 17%, prima di farlo morire probabilmente tenteranno la carta di cambiargli fascia oraria. Sui palinsesti per il momento la situazione reality è questa, ma poi c'è tutto il riverbero, i pomeriggi pieni di Melita Toniolo e Sonia Gloria Roy, il lelemorismo imperante, i giornali che non mancano di aggiornarci quotidianamente sul bacio in piscina o le presunte carezze sotto le coperte. Ad aprile, poi, dovrebbe approdare su Raidue un nuovo programma prodotto dalla Magnolia di Giorgio Gori, La sposa perfetta. Protagonisti: mamme chiocce, figli mammoni e aspiranti fidanzate, insomma suocere, pupe e secchioni, già lo chiamano reality-comedy. Da oggi invece parte il venerdì reality su Mtv, serata Wanna be night dalle 21. Tutto materiale americano: si inizia con Dancelife, è prodotto da Jennifer Lopez e segue sei giovani ragazzi che sognano di diventare ballerini affermati, accanto a loro qualche nome dello star system: Nelly Furtado, Mary J Blige, Omarion, The Pussicat Dolls e Ashlee Simpson. Poi c'è Cheyenne, la vita di una giovane teenager in procinto di diventare una rockstar e infine Hogan knows best: Brooke's story, avventure e peripezie della figlia di Hulk Hogan nel mondo della musica.
Per il momento i programmi che sul piccolo schermo vanno forte restano le serie, e non solo quelle curatissime, sfornate per lo più in America, che alimentano l'ossessione cofanetto dvd, ma anche prodotti nostrani come Il medico in famiglia. Insomma l'idea (soggetto, sceneggiatura, trattamento, messa in scena...) è premiata, l'idea vuota perde pezzi. E intanto, per sopperire all'illusione di mostrare la vita vera, basta una web-cam e un accesso alla Rete, stampa e siti raccolgono la sfida e l'intrattenimento fai-da-te si completa, al resto ci pensa You Tube.
Il problema è che i network producono sempre meno, le case di produzione sempre di più. La multinazionale Endemol - Big brother è un format globale, c'è in Spagna come sulla tv satellitare libanese, ogni paese lo declina localmente, sembra che la versione italiana sia una delle peggiori - ora è in vendita, se Mediaset, come sembra, riuscirà a accaparrarsela avrà contenuti e contenitore e la Rai resterà al palo.

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