IL CAPITALE

Le origini del tesoretto: virtù e ombre dei conti pubblici

ROMANO ROBERTO, TAJANI CRISTINA,

La trimestrale di cassa ha delineato uno scenario macroeconomico e della finanza pubblica in netto progresso. Evidenzia la forte crescita del Pil per il 2006 pari all'1,9% rispetto alle iniziali proiezioni pari all'1,4%, unitamente ad un significativo incremento delle entrate fiscali (strutturali) che il governo stima in 8-10 mld di euro (0,7% del Pil), oltre ad una situazione dei conti pubblici particolarmente positiva. Queste proiezioni sono al netto delle entrate possibili legate all'adeguamento della tassazione della rendita, pari a 1,2 miliardi. Tassazione delle rendite che - notizia di mercoledì - è saltata e rinviata a non si sa quando. Comunque sia il quadro generale appare favorevole e permetterebbe politiche pubbliche adeguate per far fronte a problemi non più rinviabili, per esempio l'adeguamento delle spesa sociale per dare delle risposte alle famiglie. In prima approssimazione il governo sembra sottovalutare gli effetti della manovra finanziaria per il 2007, l'effetto trascinamento legato alla crescita economica e la conseguente crescita delle entrate fiscali.
Il quadro «macro» è solo in apparenza positivo. Indubbiamente la crescita del Pil, in ragione della crescita del commercio internazionale e della domanda estera, è più alta di quella preventivata, ma conferma la distanza rispetto all'Ue a 12. Se osservassimo l'Italia dall'Europa, più che di crescita economica dovremmo parlare di una mancata crescita del Pil pari a quasi un punto percentuale di Pil. L'Ue cresce nel 2006 del 2,8%, mentre l'Italia dell'1,9%. Sostanzialmente la crescita dell'Italia rimane più bassa di quella europea, nonostante una crescita degli investimenti fissi lordi che ormai supera la media europea anche in rapporto al Pil (Eurostat 2007), cioè 19,5% per Ue e 20,6% per l'Italia.
I conti pubblici ed in particolare gli aggregati finanziari che interessano l'Ecofin sono molto favorevoli. L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche cresce di 6 miliardi di euro (a 64,7 miliardi) rispetto al 2005, ma tale risultato è l'esito (cercato) delle misure straordinarie. Diversamente l'indebitamento sarebbe pari al 2,4%, perfettamente in linea con i parametri di Maastricht, che diventa il 2,3% nel 2007 a legislazione vigente. Sostanzialmente un risultato di gran lunga migliore di quello preventivato che era pari al 3,6%. In qualche misura si può sostenere che la manovra delineata dal governo eccede di un punto percentuale di Pil rispetto alle sue stesse indicazioni. L'avanzo primario come il debito complessivo mostrano segni di netto miglioramento. L'avanzo primario per il 2007, a legislazione vigente, sale al 2,6% del Pil rispetto allo 0,2% del 2006, mentre per il debito c'è una crescita imputabile interamente alle misure straordinarie non ripetibili nel corso del 2007, comunque molto più bassa rispetto le previsioni delineate nella Relazione Previsionale e Programmatica (RPP). Infatti, il debito era previsto al 107,6% del Pil, mentre il risultato finale colloca il debito al 106,8%.
Ma sono le entrate fiscali «addizionali» a sorprendere nella relazione trimestrale. Rispetto al 2005 sono state registrate nel 2006 maggiori entrate tributarie per quasi 36 mld di euro, cioè un incremento del 9,9%. Per il 2007 sono previste maggiori entrate pari a quasi 17 mld (finalizzate a ridurre l'indebitamento). Le entrate Ire (la vecchia Irpef) sono state più alte di quasi 9 mld di euro; l'Ires (autoliquidazione Ires e Ire-Irpeg-) di quasi 7 mld di euro; le imposte indirette (Iva, imposta di registro ed altre) hanno avuto una crescita del 6,9% rispetto al 2005, cioè 12,3 mld di euro. Le entrate «una tantum» contabilizzate nella trimestrale di cassa (pagina 47) sono pari a quasi 6 mld di euro. Sostanzialmente il governo potrebbe disporre di quasi 13 mld per il 2007 da utilizzare per far fronte ai problemi del Paese, oppure 10 mld come calcola «prudenzialmente» il governo. Una dote importante che potrebbe essere utilizzata per rispondere ai tanti problemi del Paesi e a dare una risposta parziale alla polarizzazione del reddito. La riduzione del prelievo a carico delle imprese dovrebbe essere coerente con il riordino della tassazione della rendita finanziaria, ma le entrate aggiuntive e non previste potrebbero essere una risposta alla domanda di adeguamento dello stato sociale italiano. Le principali sofferenze sono legate alla disoccupazione, al sostegno alla famiglia, all'abitazione e alla esclusione sociale.

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