Marshall Rogers, l'autore della rivoluzione grafica di Batman, è morto nella sua casa di Fremont, in California, all'età di 57 anni per cause imprecisate. Era stato lui, giovanissimo, a esplorare il lato dark dell'eroe mascherato con il bianco e nero fortemente contrastato, a regalare ai lettori il ghigno più diabolico di Joker, a creare le architetture minacciose di Gotham city incombenti come incisioni di Piranesi e cariche di ombre.
Nel 1977 Julius Schwartz, all'epoca supervisore alla Dc Comics, ingaggiò la coppia Steve Englehart-Marshall Rogers per sostituire Dennis O'Neil e Neal Adams e rinnovare la serie. Englehart, lo sceneggiatore, aveva lavorato già alla Marvel, Rogers era quasi un esordiente, ma pieno di talento, «uno dei più radicali tra i giovani disegnatori», ha ricordato Paul Levitz, attuale presidente della Dc Comics. Con loro (e Terry Austin, l'inchiostratore) l'Uomo pipistrello conquistò il segno definitivo della modernità, che divenne postmodernità solo a metà degli anni '80 quando Frank Miller con Il ritorno del Cavaliere Oscuro (The Dark Knight Returns) fece ripiombare il pipistrello in quelle atmosfere cupe e gotiche che si erano diradate durante il periodo della serializzazione televisiva.
Le storie scritte da Englehart aggiunsero personaggi - Silver St. Cloud, per esempio, organizzatrice di convegni che per qualche tempo ha sottratto il nostro al suo destino di cavaliere solitario, dissipando inoltre i dubbi sulla presunta relazione omo con il fido Robin - sottotrame, complicazioni e dialoghi ambiziosi. I disegni dell'astro nascente del comic americano marcarono i contorni delle figure, aumentarono la gamma delle espressioni, fecero uscire suoni onomatopeici da muri e pavimenti, costruirono una città immaginaria ma realissima, il tutto dentro inquadrature cinematografiche da film noir. «Marshall disegnava un mondo totalmente fantastico, ma voleva che questo fosse un mondo fantastico veramente reale», ha detto Englehart all'indomani della morte del compare di una vita. Il giovane fumettista studiava disegno alla Kent State University (Ohio), indirizzo architettura, quando gli arrivò la proposta della Dc Comics lasciò perdere l'accademia per gettarsi a capo fitto nel lavoro, «il mondo non era ancora pronto per un altro Frank Lloyd Wright», si scherniva fino a qualche tempo fa. Negli anni '80 entrò da indipendente alla Eclipse Comics, per la quale produsse Coyote (ancora con Englehart) e Scorpio Rose, per la Marvel lavorò a Doctor Strange (1981-1982), Excalibur (1989) e Silver Surfer (1987-1989). Negli anni '90 lasciò le tavole per dedicarsi ai videogame, per tornare, prima dello scadere del secolo, all'amore di sempre. Nel 2000, sull'onda del successo cinematografico innescato da Tim Burton prima e da Joel Schumacher poi, disegnò Batman: Legends of the Dark Knight, per chiudere nel 2005 con la miniserie Batman: dark detective, una prosecuzione ideale del classico degli anni '70.