CULTURA

«LE LUCI DI SHANGAI», OTTO OMICIDI ALL'OMBRA DEL MIRACOLO ECONOMICO

A oriente del noir
MAZZETTA FRANCESCO,GB

Andy Oaks, inglese, al suo esordio narrativo, confeziona un denso romanzo (oltre 500 pagine) su un misterioso ed efferato omicidio plurimo a Shanghai. Il romanzo, intitolato Dragon's Eye e in italiano tradotto con Le mille luci di Shanghai (Fanucci, euro 18,50), narra le peripezie dell'investigatore capo del dipartimento di sicurezza di Shanghai alle prese con il caso che si dimostra fin da subito un groviglio inestricabile di sangue e politica. Otto corpi trovati incatenati sulle rive fangose del fiume che attraversa Shanghai, lo Huangpu: gli occhi levati, i crani e i denti fracassati, le dita delle mani tagliate, cuori, reni ed altri organi sottratti. L'identificazione sembra impossibile e fin dall'inizio c'è l'intromissione dei funzionari del partito che vorrebbero togliere alla polizia il caso. Ma l'investigatore Sun Piao, sconvolto dal massacro, rifiuta di passare la mano e cercherà di dipanare la matassa, perdendo colleghi, amici e parenti, che vengono uccisi per dissuaderlo dall'impresa. Benché le descrizioni di panorami ed usanze cinesi fatte da Oakes, siano accurate, dispiace il solito atteggiamento occidentale di diffidenza integrale verso il sistema di vita cinese, dalla pena di morte (e va bene) alle tradizioni religiose e familiari.
Ma in un romanzo quello che conta non è l'accuratezza della descrizione del reale (che pure ha il suo peso), quanto l'oliato funzionamento del meccanismo del verosimile. E sta qui il problema maggiore del romanzo di Oakes: ovvero l'indecisione del suo autore se scrivere un noir o un thriller. Attenzione: indecisione, non contaminazione. Per buona parte del libro infatti il genere di riferimento è il noir. Eppure, a più riprese, assistiamo a improvvisi colpi di scena degni più di un thriller, e addirittura di una spy story, che di un noir. Se qualche capriola di troppo nell'intreccio fosse stata evitata saremmo qui a parlare non di un'opera comunque avvincente per intreccio e per stile di narrazione, ma di un piccolo capolavoro del genere. Ma trattandosi di un'opera prima, è lecito attendersi miglioramenti in quelle che seguiranno.

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