POLITICA & SOCIETÀ

Brigatisti con la tessera La Cgil si interroga

CASTELLANO ROSA,Milano

«Max, Ale e Davide liberi. Terrorista è lo Stato». Corredata dalla stelle a cinque punte e dalla falce e martello, la scritta è comparsa ieri sul muro esterno della Final di Vigonza. E' la fabbrica dove fino all'altroieri lavoravano Alessandro Toschi e Davide Bortolato. Max - Massimiliano Toschi - faceva l'operaio alla Parpas di Cadoneghe. Iscritti tutti e tre alla Fiom, due di loro erano membri del direttivo provinciale padovano. Tesserato alla Fiom anche Andrea Scantamburlo, alla Slc-Cgil Valentino Rossin, dipendente delle Poste a Abano Terme. Con l'eccezione di Federico Salotto, la cellula padovana delle nuove Brigate rosse era sindacalizzata al 100%. E' naturale, quindi, che parta da Padova e dalla Fiom la prima riflessione assembleare sul come è potuto succedere senza che ce ne accorgessimo? Oggi, presente tutta la segretaria nazionale guidata da Gianni Rinaldini, si tiene l'attivo dei delegati Fiom.
Lo stesso punto interrogativo aleggiava ieri in piazza San Babila a Milano, tra le duecento persone che hanno partecipato al presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil contro il terrorismo e in solidarietà con gli obiettivi che le Br-movimentiste progettavano di colpire. Obiettivi grossi, per un'organizzazione che vanta al suo attivo una porta bruciacchiata della sede di Forza Nuova a Padova. Che, stando alle intercettazioni ambientali, sembrava individuare cose e persone da colpire a seconda del ghiribizzo del momento e dei percorsi stradali. Gente fuori di testa, secondo alcuni al presidio, quindi ancor più pericolosa. Per fortuna, convengono tutti, fermata prima che facesse danno. Ma il danno per la Cgil è stato fatto: su 15 arrestati, 8 erano suoi tesserati. «Questa roba qui a noi fa male», sentiamo dire da un sindacalista di mezza età che confronta le Br «di una volta con quelle di adesso» e non si raccapezza.
Tra gli arrestati a Milano Massimo Gaeta, operaio all'Alstom, era tesserato alla Fiom da un anno e da un paio di mesi come primo dei non eletti era subentrato a un delegato che si era dimesso. Una settima fa all'Alstom si è tenuta l'assemblea sulla piattaforma per il rinnovo contrattuale. Il segretario della Fim, Luigi Dedei, ricorda l'intervento del delegato Gaeta, «normale, senza punte estremiste». Lavorava alla Tnt a Milano, dove si era da poco trasferita da Padova, Amarilli Caprio. La Filt di Milano non le aveva rinnovato la tessera, che aveva preso a Padova. Motivo? «Aveva partecipato a un sciopero dei Cobas», è la spiegazione che circolava al presidio.
L'ottavo brigatista iscritto alla Cgil è Vincenzo Sisi, lavorava alla Ergom, era delegato della Filcem e capo della cellula brigatista torinese. Tesserato dal 1986, mentre sono assai più recenti le iscrizioni degli arrestati più giovani. «L'unica certezza è che i giovani la militanza nell'orbita terroristica precede l'affiliazione al sindacato», ragiona Susanna Camusso, segretaria della Cgil lombarda. La tessera sindacale serviva da copertura o era un mezzo per infiltrarsi e fare proselitismo? A questa e altre domande Camusso non sa rispondere. «Il dato vero è che non ce ne siamo accorti». Ancor più aperta l'ammissione di Maria Sciancati, segretaria della Fiom milanese: «Non avevamo avuto il sentore di nulla». Al franco riconoscimento entrambe le sindaliste fanno seguire un netto no alle «srumentalizzazioni» di chi indica nella Cgil il «brodo di cultura del terrorismo». Qualcuno in casa Cgil userà gli arresti per dare addosso alla Fiom troppo radicale e troppo conflittuale? «Spero di no - risponde Sciancati - e se lo faccesse sarebbe un gravissimo errore».
Onorio Rosati, segretario della Camera del lavoro di Milano, invita a «non sottovalutare», sottolianea la risposta «unitaria» del sindacato, annuncia che il 22 febbraio Epifani sarà a Milano per un'assemblea di Cgil, Cisl e Uil. Elenca quattro elementi preoccupanti su cui riflettere: le nuove Br hanno reclutato giovani, sono un gruppo abbastanza consistente, penetrato nel lavoro industriale, in fabbriche del Nord. Il sindacato i suoi controlli li fa, afferma Rosati, «ma qui ci troviamo di fronte a lavoratori sindacalizzati apparentemente normali, nessuno degli arrestati faceva il capopopolo».
Prima del presidio Rosati, con i segretari milanesi di Cisl e Uil, aveva incontrato all'università il professore Pietro Ichino, uno dei potenziali obiettivi della «propaganda armata» della nuove Br. Ichino, tessera Cgil dal 1969, ha assolto il suo sindacato: «Che tra gli arrestati ci siano iscritti alla Cgil non vuol dire niente. Chiunque voglia pescare in un ambiente sindacalizzato di sinistra è chiaro che si iscrive alla Cgil dove non ha difficoltà a mimetizzarzi tra 5 milioni di tesserati».

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