CAPITALE & LAVORO

Morti bianche, Lombardia nera

CASTELLANO ROSAMilano

Tre morti sul lavoro in poco più di 24 ore in Lombardia. Cominciava così l'articolo che state leggendo. Purtroppo, dobbiamo correggere l'attacco. I morti sono saliti a quattro. Un'agenzia batte una scarna notizia. In un cantiere alla periferia Sud di Milano c'è stato un «investimento»: un operaio - italiano, di mezza età - è deceduto, un altro è ferito. I tre omicidi bianchi «precedenti» sono avvenuti in provincia di Milano, di Bergamo e di Varese.
Cominciamo da quest'ultimo, dai 19 anni di Matteo Cagnotto, morto nella notte all'ospedale di Varese. Giovedì pomeriggio sul piazzale della «Scuderia del girasole», a Crosio della Valle, il giovane era alla guida di un muletto. Che si è ribaltato e l'ha travolto. Matteo lavorava da un anno come apprendista meccanico alla «Scuderia del girasole», un'autofficina specializzata in motori sportivi da competizione, che conta otto dipendenti. La scuderia gareggia in proprio con il nome di Seat Sport Italia Team. Sul sito del team Matteo Cagnotto è indicato come «responsabile gomme e benzina». Il muletto che l'ha travolto era a tre ruote, quindi particolarmente instabile. Veniva usato raramente per spostare pezzi in magazzimo. Guidarlo non rientrava nelle mansioni di Matteo che, dicono i tecnici dell'Asl, non aveva ricevuto una formazione specifica. Un ragazzo che - immaginiamo - sognava bolidi in corsa e cronometrici pit stop è morto su un muletto, ma non per colpa di un muletto.
Matteo è il primo morto sul lavoro dal'inizio dell'anno in provincia di Varese. Nel 2006 gli omicidi bianchi erano stati 9, uno in meno che nel 2005. 15 mila all'anno gli infortuni, più o meno gravi, dichiarati all'Inail. «Nonostate i tavoli, i protocolli, gli impegni sottoscritti, gli infortuni continuano», commenta amareggiata Ivana Brunato, segretaria della Cgil di Varese. Dall'analisi degli infortuni emerge che «muoiono sul lavoro anche giovani scolarizzati, non solo immigrati che stentano a leggere l'italiano». Un diploma da perito non è uno scudo protettivo contro i rischi. Serve formazione, tanta, e quella va fatta sul campo, nei luoghi di lavoro. Da Gianfranco Tosi, responsabile salute e sicurezza della Fiom nazionale, apprendiamo che la legge 626 prescrive 4 ore di formazione per chi sale su un muletto. Poche? «Almeno i datori di lavoro facessero quelle». Il muletto non va preso alla leggera, come se fosse un'automibilina giocattolo. «Bisogna calibrare bene il carico, valutare a che altezza vengono collocati i pezzi che si trasportano, basta poco a far ribaltare il mezzo».
Pregnana milanese, Sacchital spa, azienda leader nella produzione di incarti per alimenti. Antonio Rania, 36 anni, giovedì stava lavorando alla macchina che stampa le immagini sulle buste di plastica per la spesa. Mentre cercava di «spurgare» un ugello difettoso, dalla macchina è schizzato fuori un getto di olio idraulico bollente che, a contatto con l'aria, ha preso fuoco. L'operaio è morto carbonizzato in pochi istanti.
Sempre giovedì pomeriggio, alla Femas di Lallio (Bergamo) si stanno caricando su un camion grosse valvole d'accaio, usate nell'industria petrolifera. Un muletto, questa volta di notevoli dimensioni, le depone sul pianale del camion. Una delle valvole, un cilindro d'acciaio pieno lungo almeno un metro, rotola giù e uccide l'autista, Amedeo Scaglia, 37 anni, dipendente di una ditta di autotrasporti. I 30 dipendenti della Femas oggi scioperano.
La «rassegna» dei quattro infortuni mortali dice che di lavoro si muore dappertutto. Con il sindacato o senza, nel cantiere edile dove il lavoro nero prospera e nella stimata azienda con i dipedenti in regola e tanti ordini in portafoglio. Perché non ci sono i controlli e i controllori, è la risposta standard. Va controcorrente Luciano Togno, fino a un paio d'anni fa responsabile dell'ufficio igiene e sicurezza della Cgil di Brescia. «I controllori ci sarebbero, peccato vengano lasciati soli». Sono i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, la 626 impone che ogni azienda debba averne uno. Eletti dai lavoratori o, dove questo non succede, nominati d'ufficio dal padrone. In entrambi i casi, secondo Togno, trascurati da un sindacato che pensa di «contrattare» la sicurezza usando il conflitto. E invece la sicurezza «si costruisce studiando e imparando». Cosa «più faticosa».

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