INTERNAZIONALE

Prove di dialogo alla Ratzinger

Vaticano-Pechino
DE CILLIS MIMMO

Il gran consesso vaticano sulla Cina si è concluso con un po' di ottimismo. Il vertice di due giorni che ha riunito capi dicastero, esperti vaticani e vescovi dall'estero, dal titolo «La situazione della chiesa cattolica nella Cina continentale», era stato convocato da Benedetto XVI per discutere con i collaboratori una linea comune, coerente e unitaria, da adottare nei confronti della governo di Pechino e della chiesa cinese. Per questo il papa scriverà una lettera ai cattolici cinesi: un testo che toccherà le questioni più scottanti e, naturalmente, sarà un modo indiretto per rivolgersi a Pechino, parlando alla nuora perché suocera intenda. Non è stata invece confermata l'indiscrezione, circolata nei giorni scorsi, che dava quasi per certa l'istituzione di una Commissione vaticana permanente ad hoc, per trattare gli affari cinesi, sempre così delicati e complessi.
La nota diffusa dal Vaticano a conclusione del vertice auspica comunque «una normalizzazione dei rapporti ai vari livelli» fra il Vaticano e il governo cinese, interrotti dal 1951 e ancora tasto dolente della politica estera dei due paesi. «Nella molteplicità dei contributi dei partecipanti - afferma inoltre la dichiarazione - è emersa la volontà di proseguire il cammino di un dialogo rispettoso e costruttivo con le autorità governative, per superare le incomprensioni del passato». L'atteggiamento dell'assise vaticana, sembra dunque ottimista e dialogico, ma non vanno dimenticate le puntualizzazioni che ancora costituiscono ostacoli insormontabili per la regolarizzazione dei rapporti bilaterali: prima di tutto la nomina dei vescovi, che Pechino ancora si arroga, e i duri limiti alla loro azione pastorale (almeno 17 vescovi sono scomparsi o arrestati), ma almeno l'85% di loro ha ricucito la relazione di comunione con la santa Sede. In secundis, si lamenta la prassi di libertà religiosa, soprattutto di missione; e il ruolo dell'Associazione Patriottica, organo creato nel 1957 per controllare la vita dei credenti e che ancora costituisce uno longa manus, invasiva e ideologica, che tarpa le ali alle comunità cattoliche.
I lavori dell'incontro, infatti, presieduti dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, «alla luce della travagliata storia della chiesa in Cina e dei principali avvenimenti degli ultimi anni, hanno preso in esame i problemi ecclesiali più gravi e urgenti». Si insiste da parte vaticana, a mettere l'accento sulla questione della piena libertà per le comunità cattoliche, come precondizione alle relazioni ufficiali; anche se occorre notare che in altre parti del mondo, soprattutto nei paesi arabi, non sempre la chiesa ha seguito questo approccio. In altri casi il Vaticano ha preferito instaurare le relazioni, poi risolvere i problemi specifici relativi alla vita delle comunità.
Queste comunità - ecco l'ottimismo - continuano a dare una testimonianza di fede incrollabile e di piena fedeltà alla sede di Pietro. Sembra siano sempre più unite e che stiano superando le divisioni del passato, anche quelle tradizionali fra la chiesa «patriottica» (asservita al governo) e quella «sotterranea» (non sottomessa, e fedele a Roma). Registrando una crescita numerica definita «sorprendente» (i fedeli cattolici sono 12 milioni e i battesimi sono in aumento), che fa guardare il futuro con speranza.
*Lettera22

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