INTERNAZIONALE

Somalia, il governo vara lo stato d'emergenza

MANFREDI EMILIO,Addis Abeba

Il parlamento del governo di transizione somalo (Tfg), riunito ieri a Baidoa, ha approvato lo stato d'emergenza nel Paese per i prossimi tre mesi, dichiarando la legge marziale.
La misura, richiesta dal Primo Ministro Mohammed Ali Gedi, è stata votata dai 156 parlamentari presenti, ed è passata con solo due voti contrari. «Per tre mesi in tutta la Somalia vigerà lo stato d'emergenza. Se il governo riterrà necessario prolungarne la durata, dovrà ripresentare il provvedimento davanti al parlamento», ha dichiarato il vice-portavoce del parlamento, Osman Elmi Bogore, al termine della sessione di lavori. Abdirahman Dinari, portavoce del governo provvisorio, ha dichiarato: «Considerata la difficile situazione che il governo si trova in questo momento ad affrontare, riteniamo che lo stato d'emergenza possa essere di fondamentale aiuto nel restituire al Paese la pace necessaria per la ricostruzione».
In questi giorni l'esecutivo sta tentando di disarmare gli abitanti della capitale Mogadiscio (nell'intero pianeta una delle città col maggior numero di armi per abitante), ma sinora solo una piccolissima parte dell'arsenale presente a nell'area urbana è stato riconsegnato. La maggior parte dei somali infatti ancora non si sente protetta dai soldati governativi presenti per le strade. Ora che la legge marziale grava su tutto il Paese, resta da vedere se il governo provvisorio somalo sarà in grado di mantenere il controllo sulla Somalia, soprattutto sulla capitale Mogadiscio, dove il voto di oggi è stato accolto con scetticismo. «Non sarà certo l'approvazione della legge marziale che risolverà i problemi della Somalia. È solo una misura, c'è da capire se il governo è in grado di offrire alla popolazione sicurezza e presenza sul territorio», ha dichiarato Mohamed Hadji. «In questo momento, nessuno si sente protetto dai soldati del Tfg. La sicurezza qui a Mogadiscio è diminuita di molto dai tempi delle Corti islamiche. Se il governo saprà gestire le prossime settimane, si potrà andare verso una normalizzazione. Ma per ora, nessuno ha intenzione di restituire le armi che ha in casa. Dobbiamo essere in grado di difenderci».
Intanto, è ritornato a parlare anche il portavoce del parlamento del Tfg, Sharif Hasan Sheikh Aden. L'uomo che ha tentato invano di conciliare le posizioni delle Corti islamiche con quelle delle frange moderate del Tfg. Espulso dal Kenya assieme ad altri 21 parlamentari somali, Sharif Hasan ha espresso la propria contrarietà al voto di ieri. «La legge marziale è anticostituzionale, e l'uso di forze straniere in Somalia scatenerà gravi conseguenze», ha affermato il politico somalo, invitando poi la popolazione a allontanare le truppe etiopi dal Paese.
Sempre ieri, è caduta nelle mani dei soldati del Tfg e dell'Etiopia anche l'ultima roccaforte delle Corti islamiche, Ras Kamboni. «La maggior parte dei terroristi è morta o sta cercando rifugio nelle foreste lì attorno», ha dichiarato una fonte del governo somalo. «Le nostre truppe li stanno inseguendo e stanno combattendo contro di loro. Non ci fermeremo finché non avremo la certezza di averli totalmente eliminati». E, secondo quanto riportato dall'agenzia Misna, le radio locali hanno riferito che jet etiopici hanno colpito zone intorno a Badamadow, un centinaio di chilometri a sud di Chisimaio.

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