VISIONI

Lunga vita al Tonino Film Festival

DE BERNARDI TONINO,

caro manifesto,
sono tirato in ballo in questa vicenda del Torino film festival, vedo da email di amico (leggo solo te, manifesto, visto che oggi altri quotidiani non mi assicurano certo la pluralità delle idee). Ormai non lo chiamavamo più Torino Film Festival ma Tonino Film Festival, con la enne: perché a ogni edizione non mancava mai un film di Tonino De Bernardi - e l'articolista, Anselmi che dall'Unità è passato a Il Giornale, spiega «cineasta sofisticato, poetizzante e ultraindipendente caro al gruppo del manifesto» (e accetterei se non fosse quel sofisticato, io vengo dal popolo, sono di umilissime origini, e faccio cinema popolare che al popolo si impedisce di arrivare, in Italia essendosi imbastardita la nozione di popolo e popolare, e se non fosse «poetizzante» spregiativo, io non amo neppure più «cinema di poesia» usato quando non si sa cosa dire del mio cinema...). E più oltre, ancora Stefano Della Casa, attuale presidente della locale Film Commission: «...dall'altro chi, come me e tanti altri, ritiene giusto ripensare la formula, puntare su un concorso più qualificato, smetterla coi film di Tonino De Bernardi. Parlare di ingerenza politica non ha senso...»
Ma allora? Lo Steve della Casa per tanti anni mi ha voluto al festival!! Io del resto sono entrato al festival per mano d'altri, in un corto di Mimmo Calopresti premiato con motivazione se ricordo bene «...perché onora un poeta del cinema...» (e intendevano me!!!) e la prima volta nell'87 la mia Elettra fu in concorso e io non mossi neanche un dito, era prodotta da Rai3 Piemonte, Cesare Dapino, ed ebbe menzione speciale (o sbaglio?).
Dunque, per anche rispondere a Moretti... (lui dice «La cosa più bella a un festival è quando si fanno delle scoperte... e poi quando ho incontrato...), con Elettra al Torino Festival conobbi Amos Gitai che era in giuria e amò il mio film e al festival di Taormina '94 Kiarostami e Egoyan, in giuria, che amarono il mio Piccoli orrori e taccio gli altri negli anni, finché proprio qui a Torino, quest'anno, il grande Chabrol, e taccio altri grandi «minori» ma quasi come me...
Ma allora perché lo Steve Della Casa se la prende con me? E mi onora indicandomi con Tonino film festival (magari...)? Quando in pratica l'ufficio stampa del festival neppure fa sapere che io sto al festival e sono anni che succede questo... e se non fosse per te, manifesto, nessuno leggerebbe che io sono «tonino film festival»... Ma chi è questo mostro che oggi si spaccia per Steve Della Casa? me lo chiedo proprio... voler colpire proprio me che nel cinema non conto nulla!!! io che ho fatto un film tutto di produzione regolare solo 3 volte in vita mia (dal '67 all'83 non volli le produzioni, appartenevo all'underground). E Rosatigre, 2000, qualcuno mi dice che recentemente il Della Casa stesso lo ha presentato sulla 7!!! E pensare che ora voglio girare un secondo film con Isabelle Huppert scritto da 6 anni proprio per il Piemonte mia terra! Ma certo, visto che lo Steve Della Casa dirige la filmcommission, fuggirò lontano (volevo forse la val pellice), magari in Trentino (ho bisogno della montagna) o magari sarà più facile per me l'Hymalaia...
Intanto a gennaio sarò al festival di Messina... e un'amica mi propone Chicago festival... Voglio solo ringraziare il Torino film festival giovani e Roberto Turigliatto in particolare per avermi aiutato in questi anni a rimanere in vita (ho fatto film ogni anno perché almeno c'era l'occasione del festival, pensate un po'!). Ma questi «nuovi» vogliono svecchiare il festival ed è naturale che i figli uccidano i padri (vedi Macbeth), devo solo dire che lo Steve Della Casa io non l'ho mai pensato figlio, per fortuna... (nè lui può aver pensato mai me come padre). Le mie due figlie naturali e quelli che mi son nati e stan con me col mio cinema sono di ben altra pasta, e almeno di questo son sicuro.
E devo pensare che anche altri allora bisognerebbe uccidere in nome del ricambio generazionale, ma nel campo della politica... Alfieri (da non confondere con Vittorio), assess. cultura torino, mi pare... Ci fu un tempo che, quando ero insegnante, lui era innovativo per la scuola, ma ora? Basta il suo scritto di ieri per avere il sospetto di come l'ego giganteggi (e questo puoi solo perdonarlo a un artista, è pericoloso in un politico)... Oggi ci vorrebbe il suo omonimo Vittorio (Alfieri il tragediografo piemontese del 700), scriverebbe una tragedia Della tragedia dei nomi nel passar del tempo se ne valesse la pena (se non ci fosse il sospetto di sagra paesana malvagia come solo i politici possono). Infatti che dolore che nell'Italia di oggi questo assessore della cultura si chiami Alfieri e quell'altro lo Steve Della Casa appunto Della Casa, proprio come quello del Galateo del '500!
Ma forse chissà chi o cosa ha voluto colpire dietro a me questo Della Casa del 2006... solo Macbeth potrebbe dire! (e, cazzo, non mettermi l'asterisco come a Fiorenzo Alfieri!)

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