INTERNAZIONALE

I leader delle Corti in fuga, cade Mogadiscio

MANFREDI EMILIO,Addis Abeba

«Siamo a Mogadiscio. Ora stiamo coordinando le nostre forze per prendere il controllo della città». Lo ha dichiarato raggiante il primo ministro del governo di transizione somalo(Tfg), Mohammed Ali Ghedi, che però è rimasto a Afgoye, a 30 chilometri dalla capitale, per ragioni di sicurezza. Nel tardo pomeriggio di ieri, dopo una giornata concitata piena di notizie subito smentite, le milizie fedeli al governo provvisorio sono penetrate in alcuni quartieri della capitale somala. Al momento, pare che le truppe dell'esercito etiopico, reali artefici della rapida avanzata sulla capitale, siano rimaste appena fuori dalla città, in attesa di ordini e al fine di evitare sommosse nella popolazione.
Pare svanire così, in un secondo, tutta la potenza e la pericolosità dell'Unione delle Corti islamiche, l'alleanza politico-clanico-religiosa che agli inizi di giugno si era impadronita di Mogadiscio sconfiggendo dopo 15 anni i signori della guerra. Il manifesto ha cercato di contattare più volte, inutilmente, tutti i principali leader islamisti, che paiono essersi volatilizzati. Stando a fonti somale raggiunte nella capitale, il leader delle Corti, Sheikh Hasan Dahir Aweys, avrebbe lasciato, nel cuore della notte, la sua residenza nel nord della città e si sarebbe diretto, assieme ai suoi fedelissimi, verso Kismayo, il porto nell'estremo sud del Paese ormai ultimo baluardo della resistenza islamica. Difficile dire cosa sia successo, difficile trovare conferme alle voci. Di certo, dopo i primi giorni di pesanti combattimenti e l'avanzata verso Baidoa, la sede del governo provvisorio, la dura reazione dell'addestratissimo esercito etiope ha mandato allo sbaraglio i guerriglieri islamici, che si sono ritirati praticamente senza più combattere. Ora sembra che lo zoccolo duro della guerriglia (l'ala radicale dello shabab, i famigerati jihadisti provenienti da tutto il mondo musulmano, le truppe scelte eritree) stiano preparando un'estrema resistenza proprio nel porto strategico di Kismayo, a un centinaio di chilometri dal confine keniota. Ma è difficile confermarlo, e alcuni abitanti di Kismayo raccontano della presenza di soli ragazzini armati.
Nella capitale intanto, sparite le milizie delle Corti, sono ricomparse quelle dei clan, facendo immediatamente tornare alla mente degli abitanti i lunghi anni della guerra civile e dei signori della guerra. Le Corti islamiche, nella nottata di mercoledi, pare abbiano consegnato tutte le proprie technicals (i pick-up con montato sul cassone un mitragliatore pesante) ai leader dei vari sottoclan locali. Stando a Radio Shabelle - una delle radio più ascoltate in Somalia - Sheikh Sharif Sheikh Ahmed e Sheikh Hasan Dahir Aweys hanno tenuto una conferenza stampa a Mogadiscio sud, sempre nella notte di mercoledì. I due leader avrebbero chiesto alla popolazione civile di prendersi cura della sicurezza della città e di cooperare con le forze islamiste nella difesa. Ma subito dopo, a quanto riferiscono fonti locali, i miliziani avrebbero iniziato a svestire le mimetiche, e a confondersi con la folla per paura dell'ingresso degli etiopi in città.
Le milizie claniche hanno subito ripreso il controllo dei punti nodali della capitale, stabilendo posti di blocco un po' ovunque. Durante tutta la giornata di ieri uomini armati si sono aggirati per Mogadiscio, saccheggiando e taglieggiando. Immediatamente è ritornata, nella popolazione, la paura di ritrovarsi nell'anarchia e nel banditismo in cui avevano vissuto per 15 anni. «Siamo terrorizzati, il livello di insicurezza in città è ritornato quello di alcuni anni fa», raccontava ieri al telefono Mohammed Hashi, un abitante della zona dell'aeroporto. «Non sappiamo che fare. In strada ci sono bande armate, e non ci fidiamo né degli etiopi né delle truppe governative». Nella notte, proseguiranno gli incontri tra i capi dei principali sottoclan di Mogadiscio, i rappresentanti del governo provvisorio, ed esponenti dell'intelligence e dell'esercito etiope. Niente di più facile che domani, svegliandosi, gli abitanti della capitale somala si ritrovino sotto casa i miliziani di quei signori della guerra di cui nessuno pareva sentire più la mancanza. Il futuro, resta un'incognita che difficilmente i jet da combattimento di Addis Abeba sapranno come sbrogliare.

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