POLITICA & SOCIETÀ

Ma tra i «confermati» al Cnr c'è chi è senza famiglia

PUGLIESE ENRICO,

Ventitre dicembre, giorno di sciopero dei quotidiani, tra i pochissimi in edicola c'è Il Tempo. La notizia sparata su sette colonne riguarda Franco Prodi, studioso del clima e fratello del Presidente del Consiglio. Il sottotitolo recita come segue «Il governo nomina il fratello del Prof. Anche a sinistra tengono famiglia». A ogni buon conto, nel sommarietto si afferma che la «scelta è legittima». E nell'editoriale di prima pagina viene spiegato che Franco Prodi - bontà loro - è uno studioso serio. Perciò lo scandalo sta solo nel fatto che il governo che ha confermato Prodi quale direttore dell'istituto di «Scienze dell'atmosfera» del Cnr.
Roba da matti. D'altronde anch'io, pur non essendo imparentato con la famiglia Prodi, ho beneficiato dello stesso trattamento.
Cerco perciò di spiegare di cosa si tratta, partendo dall'inzio. Appena insediato il governo Berlusconi, il Cnr è posto sotto attacco. Sulla base di una esagerata interpretazione dello spoil sistem l'allora presidente viene licenziato in tronco, mentre una legge di riordino impone un controllo diretto dell'esecutivo sull'Ente Viene poi sciolto il consiglio direttivo (a composizione accedemica) e sostituito con un Consiglio di Amministrazione (dove «le parti sociali») sono rappresentate solo dalla Confindustria. Infine al vertice vengono nominati due personaggi piuttosto discussi: il presidente - secondo la prestigiosa rivista Nature - avrebbe «taroccato» il curriculum per essere nominato, mentre il vicepresidente, professore di II fascia in una piccola università, si è distinto soprattutto quale presidente dell' Associazione Lepanto (qualcosa che deve aver a che fare con la liberazione del Santo Sepolcro e la difesa dell'Europa dall'invasione islamica).
Queste sono cose sgradevoli, ma la tragedia è un'altra. Soprattutto a partire dall'insediamento del nuovo presidente, viene scompaginata la vita degli istituti. Vengono infatti sciolte d'imperio le sezioni di ricerca e sono ammesse solo cosiddette commesse, unica base di finanziamento degli istituti: strutture flessibili e variabili che agirebbero, secondo questa ideologia privatistica, nel mercato. Una pletora di organi intermedi tutti instabili e provvisori costituiscono nel nuovo Cnr l'impalcatura dell'Ente. Inoltre il presidente avoca a se una quantità enorme di responsabilità, secondo una logica autocratica e centralistica impedendo il funzionamento della macchina amministrativa. Le regole cambiano continuamente e le decisioni operative, la cui logica non è mai spiegata, vanno avanti con criteri di urgenza. Non c 'è più certezza del diritto: non c'è certezza di nulla.
Ma per completare l'opera bisogna liberarsi dei direttori degli istituti - punti cardine nella rete di ricerca dell'Ente e responsabili effettivi della tradizione di ricerca nel Cnr - per sostituirli con nuovi e più fedeli ricercatori scelti in ultima istanza dal presidente. Ed è così che a tutti i direttori di istituto in carica è annunciato lo sbolognamento, per altro illegale, a partire dalla nomina dei nuovi direttori e comunque non oltre il 31 dicembre 2006. Il Ministro Mussi - che, come me, non è parente del Prof. Franco Prodi - si è limitato solo a imporre una proroga in attesa di regolamenti interni e concorsuali del Cnr meno insensati. La famiglia non c'entra.

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