CULTURA

Tra foto e video, variazioni sul tema della diversità

DEL DRAGO ELENA,

Un tour attraverso le mostre aperte durante le prossime feste potrebbe cominciare con la domanda cruciale Alllooksame? che dà il titolo alla selezione - curata da Francesco Bonami presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino - delle opere di quaranta artisti provenienti dalla Cina, dal Giappone e dalla Corea, valutati con uno sguardo occidentale, non informato da alcuna preparazione specifica. Tuttouguale, dunque? Non solo l'interrogativo rimanda a un sondaggio circa l'evoluzione della creatività in quelle aree del mondo, ma cerca di sondare gli stereotipi diffusi a proposito dei nostri vicini orientali - tacciati appunto di essere tutti uguali, a dispetto delle differenze somatiche, delle distanze geografiche, delle diversità linguistiche - nel tentativo di comprendere cosa resti dei nostri cliché sull'Oriente, che così a lungo hanno nutrito e distorto l'immaginario che abbiamo sedimentato e che richiede necessari, doverosi aggiornamenti.
Il tema della diversità si riflette anche sulle opere di Sabrina Mezzaqui, esposte ancora a Torino alla Galleria d'arte moderna, ma l'orientamento della artista è interamente mediato dalla lettura, dal libro pensato sia nella sua qualità di oggetto che nella sua valenza simbolica. A guidarci in un labirinto di visioni, che passano abilmente dalla sfera privata alla riflessione sulla storia presente fino al confronto con culture altre sono, infatti, le lettere dell'alfabeto e i capolavori che nel tempo hanno composto. Il nostro tour ideale potrebbe, a questo punto, spostarsi sempre nel capoluogo piemontese, alle opere di un'altra artista, Monica Carocci, a sottolineare la nuova attività del Quarter traslocato recentemente da Firenze, e affidato ancora alla guida di Sergio Risaliti: fino al 15 gennaio è qui in mostra il risultato di un lavoro condotto dall'artista con l'associazione «Fermata d'Autobus», che soccorre persone affette da una «doppia patologia», ossia la tossicodipendenza associata a disturbi psichiatrici. All'interno di un percorso di cura e riabilitazione, il progetto di Monica Carocci ha previsto un laboratorio fotografico nel quale i pazienti sono stati invitati a ritrovare se stessi nel tempo passato in camera oscura: ne è nata una galleria di ritratti realizzati dall'artista, confluiti poi nella forma speciale di un calendario, che si offre come ottimo viatico ai mesi dell'anno nuovo. È un metodo di lavoro, questo, particolarmente adatto al linguaggio di Monica Carocci, che elabora da tempo una fotografia capace di affrancarsi dall'ontologica pretesa di verosimiglianza, allo scopo di accogliere sulla propria superficie gli imprevisti e i dettagli casuali che sono propri di ogni procedere artistico.
Anche a Milano, nonostante incomba la presenza dell'assessore Sgarbi - che non perde occasione per fare viaggiare il suo spirito critico sulle strade della politica - sono allestite mostre interessanti: al Padiglione d'arte contemporanea, per la cura di Francesca Pasini, due nuovi lavori di Grazia Toderi insieme a una buona selezione dei suoi video consentono di seguire le costanti del suo percorso. Anche il suo ultimo progetto è dedicato a un teatro simbolo della nostra cultura, la Scala, che ci viene restituito da una prospettiva emozionale attraverso una duplice proiezione, dove ancora una volta il movimento elicoidale viene sfruttato per rivelare suggestioni visive legate alla storia della rappresentazione più o meno recente. Ed è ancora un lavoro video quello che sta al centro della personale di Elisabetta Benassi, che conferma il grande interesse intrinseco al suo lavoro: al Magazzino d'Arte Moderna di Roma, due grandi fotografie scattate nei luoghi dove vengono distrutti gli avanzi del nostro iperconsumo (depositi e autodemolizioni) e una scultura formata da una sorta di grande compasso che gira meccanicamente su un tavolo, funzionano come indizi per introdurci al fulcro della mostra: un video, appunto, intitolato Yield to Total Elation, dove su tre schermi giustapposti seguiamo ipnotizzati il movimento di una macchina che ripete, anch'essa in modo meccanico, dall'alba al tramonto, dal buio alla luce, il suo percorso circolare all'interno di una spettacolare cava di sabbia. Mentre l'automobile continua a girare, macchinari imperterriti scavano la montagna in un movimento solitario e insensato che ci mette di fronte, con grande forza, al consumo irrazionale del tempo e soprattutto delle risorse psichiche e naturali che l'organizzazione della vita presente sembra apparentemente richiedere.
Ancora a Roma, molto raffinato è l'intervento di Olaf Nicolai al Museo Mario Praz (dove tutto sembra studiato per rendere difficile la visita, con tour necessariamente guidati e scanditi da orari rigidissimi) in ricordo di Maria Colao che ha animato la vita culturale della capitale per lunghi anni: un percorso che attraverso immagini tratte da libri appartenuti alla gallerista traccia un suo singolare e ricco ritratto.

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