INTERNAZIONALE

Gli islamici: siamo in guerra

MANFREDI EMILIO,Addis Abeba

È guerra in Somalia. Per il quarto giorno consecutivo, le milizie delle Corti islamiche, che da giugno controllano Mogadiscio e la Somalia centro-meridionale, si stanno scontrando duramente sul campo con gli uomini del governo di transizione somalo (Tfg), supportati dai soldati etiopi schierati a difesa della sede del governo. «Siamo in una situazione di guerra con l'Etiopia. Tutti i somali devono partecipare alla guerra contro Addis Abeba», ha dichiarato ieri da Mogadiscio Sheikh Hasan Dahir Aweys, il leader carismatico delle Corti.
Di rimando, Addis Abeba ha smentito qualsivoglia coinvolgimento nelle operazioni militari in corso, continuando ad affermare di avere solo poche centinaia di addestratori militari a Baidoa. «La situazione in Somalia peggiora di ora in ora», ha affermato ieri il ministero degli Esteri etiope in una nota. «L'Etiopia è stata paziente sinora. Ma a tutto c'è un limite». Il governo di Addis Abeba ha aggiunto che comunicherà a breve le proprie decisioni riguardo l'inizio delle ostilità contro gli islamisti. Ormai pare essere nullo il viaggio compiuto mercoledì a Baidoa e Mogadiscio dalla delegazione della Comunità Europea guidata dal commissario allo sviluppo Louis Michel, compiuto nell'estremo tentativo di riportare i due contendenti al tavolo delle trattative. Ma sul campo, si combatte davvero. Pare l'inizio di una guerra di trincea, che molti analisti prevedono lunga e costosa in termini di vite umane. La giornata di ieri, infatti, ha visto una pesante escalation militare. Si combatte su diversi fronti intorno all'enclave di Baidoa, l'unica città controllata dal governo laico del presidente Abdullahi Yusuf.
Al momento non vi sono conferme su chi abbia iniziato le ostilità, né su come stiano andando esattamente i combattimenti. Di certo, i miliziani delle Corti islamiche e le forze del Tfg si stanno affrontando intorno alle località di Daynunay e di Idaale. La prima è un villaggio a circa 20 chilometri da Baidoa situato sull'unica strada di collegamento con Mogadiscio. Lì attorno, secondo numerose fonti, sarebbero accampati moltissimi uomini dell'esercito di Addis Abeba. Il secondo fronte aperto, Idaale, si trova invece a circa 60 chilometri a sud di Baidoa, e la perdita di questa località strategica da parte del Tfg significherebbe una rapida avanzata da sud verso la capitale provvisoria, che a quel punto si troverebbe completamente accerchiata. Al momento non si hanno notizie dettagliate sull'andamento dei combattimenti, che però paiono essere durissimi, e caratterizzati da pesanti scambi di artiglieria e tiri di mortaio. Fonti locali contattate dal manifesto riferiscono di un intensificarsi dei combattimenti, e di decine di cadaveri abbandonati sulle strade. Di certo, centinaia di persone stanno abbandonando i villaggi nei dintorni dei combattimenti nel tentativo di non rimanere coinvolte. Una delle preoccupazioni più grandi collegate allo scoppio di questo conflitto riguarda proprio l'ingente quantità di profughi che scatenerà, in un'area già sconvolta da ripetute carestie, e dalle recenti inondazioni dovute alle pesanti piogge degli ultimi mesi. Salad Ali jelle, vice-ministro della difesa del governo provvisorio, ha accusato le Corti islamiche di aver iniziato le ostilità e ha affermato che le milizie del suo governo stanno «consolidando le posizioni uccidendo moltissimi terroristi. Stiamo iniziando a liberare il Paese dalla presenza dei terroristi».
Secondo il Tfg, dall'inizio dei combattimenti sarebbero stati uccisi almeno 700 miliziani islamisti. Ovviamente, opposta è la ricostruzione degli avvenimenti offerta dalla leadership delle Corti islamiche, che affermano di stare avanzando rapidamente verso Baidoa. Sheikh Ali Mudey, responsabile dell'Informazione degli islamisti, ha raccontato ieri al manifesto che «i miliziani islamici stanno vincendo su entrambi i fronti aperti in questo momento, anche se questo non è ancora il vero inizio delle ostilità». Infatti, stando ad Ali Mudey, un attacco in massa contro Baidoa scatterà oggi.
Ali Mudey ha aggiunto che i combattimenti non si fermeranno fino a quando le truppe etiopiche non abbandoneranno il territorio somalo. «Nella giornata di giovedì sono rimasti uccisi almeno 200 soldati di Addis Abeba e a breve vi mostreremo le prove dell'invasione del nostro Paese», ha dichiarato ancora Ali Mudey.
Nel frattempo, Etiopia e Eritrea si stanno lanciando reciprocamente accuse. Asmara accusa Addis Abeba di fomentare il conflitto somalo, mentre il governo etiope ha più volte dichiarato che soldati eritrei sono da tempo schierati intorno a Baidoa assieme ai miliziani delle Corti. Accuse per ora, ma si fa sempre più probabile un'escalation regionale del conflitto.

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