LA PAGINA 3

«Il problema ora è a Baidoa»

MANFREDI EMILIO

Mario Raffaelli, inviato speciale del governo italiano per la Somalia, dialoga al telefono con il manifesto da Nairobi.

Stanno dando frutti i tentativi diplomatici di evitare un conflitto tra Etiopia e Corti islamiche?
Un primo passo, importante, c'è stato. La settimana scorsa, al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, si è discusso della possibile rimozione dell'embargo sulle armi in Somalia. Per ora, anche grazie alle pressioni dell'Unione Europea, siamo riusciti a rimandare di una settimana (a domani, ndr) il voto sulla bozza di risoluzione Usa, che prevede l'invio di forze di peacekeeping africane in Somalia. Si tratta di una pausa di riflessione. Ma se gli Usa vorranno comunque votare la mozione, bisognerà cercare di fare passare degli emendamenti per limitare il raggio d'azione delle truppe a Baidoa. Anche se Washington non sembra molto favorevole a questa opzione, c'è ancora dello spazio per raggiungere un accordo.

Che posizione ha ora l'Etiopia?
Il governo di Addis Abeba cerca in tutti i modi di ottenere una copertura legale alla propria azione in Somalia, per poter intervenire senza limiti. In questo momento un attacco delle Corti su Baidoa - che ospita moltissimi soldati etiopici - sarebbe utile soltanto ad Addis Abeba, che giustificherebbe così una risposta militare. Di rimando le Corti hanno capito che non hanno nessun interesse in questo momento a compiere azioni che permettano all'Etiopia di intervenire.

Cosa fa invece il Kenya?
Nairobi mantiene un atteggiamento molto prudente. Favorisce la ripresa dei colloqui tra le parti (soprattutto una serie di incontri bilaterali in seno alla riunione dell'Igad a Gibuti, ndr). Il governo keniota è assolutamente contrario ad un confronto militare. Recentemente, il ministro degli Eteri Raphael Tuju, incontrando a Nairobi esponenti della comunità somala, ha affermato che il Kenya non concederà mai il proprio territorio per far partire delle operazioni militari verso la Somalia.

Le Corti hanno sempre espresso la propria contrarietà all'ingresso di militari stranieri in Somalia. Cosa può succedere se il Consiglio di sicurezza invece propenderà per l'invio?
Qualsiasi risoluzione passi alle Nazioni Unite, bisognerà insistere con Mogadiscio perchè non muovano un solo soldato. Infatti, sono proprio coloro che desiderano far scoppiare l'incendio a sperare che la risoluzione abbia come effetto un attacco delle Corti su Baidoa. Ma io continuo a ripetere agli islamisti che devono evitare lo scontro, perché hanno il controllo del territorio e un forte consenso tra la gente.

Le Corti islamiche cercano la guerra?

No, le Corti sono aperte al dialogo se trovano una controparte disponibile. Lo prova l'accordo raggiunto con la delegazione del Parlamento di Baidoa guidata dal portavoce, Sharif Hasan Sheikh Aden. In questo caso, hanno dimostrato di essere pronti a fare delle concessioni. Il problema ora è il governo di Baidoa, che insiste a non riconoscere questa trattativa.

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