VISIONI

«Gesù è un comico», lo show di Celentano

SBARIGIA GIULIA

Ventiquattro minuti all'epifania. Dopo la PreFatio di Blob, numero impertinente montato con le polemiche a distanza scoppiate ai tempi di RockPolitik tra Fabio Fazio e Celentano sulla donazione degli organi, inizia il countdown: arriverà o no l'ospite d'onore? È il tormentone di tutto il primo tempo della puntata di Che tempo che fa, almeno fino all'interruzione pubblicitaria. In studio chiama Claudia Mori, Cornacchione col megafono urla: «Caviale a chi lavora», è appena tornato dalla manifestazione della Cdl. Il comico ironizza sulle bandiere di cachemire e prepara la strada all'ospite d'onore: «Celentano è stato invitato per distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica sulla manifestazione», oppure: «È una spia del Kgb», «propongo che dopo Celentano venga messo in onda uno speciale di Elisir sul malore di Silvio».
Seduto in prima fila c'è il direttore di Raitre Paolo Ruffini, Fazio riscalda l'atmosfera, è bravo a giocare con il senso d'attesa per il mito, come lo chiama lui. Ha preparato quaranta domande, se ne parlava già dal giorno prima e già dal giorno prima si sapeva che Celentano le avrebbe dribblate. È una puntata eccezionale, da mettere ko Fiorello, monografica, come non era mai accaduto dalle parti di Che tempo che fa, ed è anche la prima intervista in tv che il Molleggiato concede. È la puntata cult.
Per il suo ritorno sugli schermi, l'assenza durava da un anno, dall'ultimo capitolo del suo RockPolitik datato 10 novembre 2005, Celentano ha scelto la riserva di Raitre. Un dispetto a Raiuno? La battuta per Del Noce, che per RockPolitik si era autosospeso dall'incarico di direttore della prima rete, comunque il Molleggiato non se la fa mancare. Il proto-rap Prisincolinesenaucisus apre le danze. «Perché hai deciso di venire stasera, contro la manifestazione della Cdl?», esordisce Fazio facendo il verso alle insinuazioni di Libero. Celentano, che si è seduto al posto del conduttore tanto per ribadire che sarà lui a prendere in mano la trasmissione, risponde: «Quando l'ho deciso non lo sapevo, ma se lo avessi saputo sarei venuto lo stesso, per andare contro la manifestazione». «Ma per cosa hanno dimostrato?», chiede, risposta: «Contro la finanziaria», «Allora hanno fatto bene!», lo stile è quello di sempre: giochi di parole sul filo dell'equivoco. «La televisione è potere e il potere è pericoloso», Celentano parla di tv che rende cattivi, e di potere che logora chi ce l'ha, in mezzo ci sono le incursioni di Luciana Littizzetto che balla e si alza la gonna. Il suo «Eminens» risuona in studio, ma sulla satira e la religione Celentano è convinto: «Il Vaticano sbaglia perché ironizzare anche su un fatto religioso è un messaggio grandissimo in questo periodo, se non è irriverente. Non protestare sarebbe come dare una lezione di tolleranza anche alle altre religioni, non arrabbiatevi. Anche su Gesù ci sono barzellette bellissime. Gesù è un comico, Dio non è quel barbuto che ci immaginiamo sempre nei quadri». L'emozione non ha voce canta ancora Celentano, poi Storie d'amore. Buio in sala, fumo, inquadratura di spalle, Fazio e Celentano se ne vanno abbracciati sulle note di Diana, rivisitazione dell'hit di Paul Anka.

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