Continua a complicarsi la situazione nel Corno d'Africa, mentre Etiopia e Corti islamiche somale sono sempre più sull'orlo del conflitto armato. Due giorni fa, a Baidoa, città sede del governo federale di transizione di Somalia (Tfg) tre attentatori suicidi si sono fatti saltare in aria nei pressi del check-point di Bakin, l'ingresso principale della cittadina, 250 chilometri a ovest della capitale Mogadiscio, non lontana dal confine con l'Etiopia. Sei persone, tra cui gli attentatori, sono morte nell'esplosione di alcune automobili caricate di esplosivo. Una delle autovetture saltate in aria era un pulmino carico di passeggeri in viaggio dalla capitale in direzione di Baidoa. Secondo testimoni oculari presenti al checkpoint al momento degli attacchi, uno degli attentatori sarebbe stata una donna velata. «Abbiamo catturato tre terroristi che sono sopravvissuti all'esplosione, e che tentavano di allontanarsi da Bakin», ha raccontato al telefono il vice-ministro della Difesa del Tfg, Sqalad Ali Jelle.
«Tra gli attentatori uccisi dalle bombe, ci sono anche degli stranieri. Sono militanti di al-Qeada», ha aggiunto Jelle. Sinora nessuno ha rivendicato gli attentati, anche se subito, tra le fila del governo provvisorio, si sono levate accuse nei confronti delle Corti islamiche che controllano Mogadiscio e gran parte della Somalia centro-meridionale. La Somalia è nuova ad attacchi terroristici di questo genere. L'unico precedente risale al 18 settembre scorso, quando il presidente del governo provvisorio, Abdullahi Yusuf, uscì illeso da una serie di auto bombe lanciate contro il convoglio in cui viaggiava. In quell'occasione morirono undici persone. Mentre si cerca di capire chi possa avere interesse a compiere queste azioni in un momento in cui la tensione nell'intera regione è altissima, continuano sul terreno, nei pressi del confine etiope, gli scontri tra militari etiopici e milizie locali legate alle Corti. Sempre giovedì, infatti, un portavoce degli islamisti ha raccontato che nella regione di Bai, nella Somalia meridionale, uomini armati locali hanno fatto saltare in aria, nei pressi di Manas, un camion militare etiopico diretto a Baidoa in colonna con altri veicoli.
Se confermato, sarebbe questo l'ennesimo attacco compiuto da sostenitori delle Corti islamiche nei confronti di colonne di blindati e di veicoli militari in marcia all'interno del territorio somalo. Addis Abeba, sinora, non ha voluto commentare l'accaduto. Dunque, continuano le scaramucce militari nell'area che circonda Baidoa. E i due schieramenti sono sempre più vicini anche nella Somalia centrale, nei pressi di Galkayo. Che la guerra possa scoppiare da un momento all'altro è stato confermato anche dal voto del Parlamento etiope, che nella mattinata di giovedì ha autorizzato, a larga maggioranza, il governo del Primo Ministro Meles Zenawi a intraprendere ogni azione legale necessaria per combattere le Corti islamiche, che lo stesso Zenawi ha recentemente descritto come «un chiaro e reale pericolo» per l'Etiopia.
Il Parlamento etiopico ha anche accusato Mogadiscio di «ospitare, istruire e armare gruppi di opposizione etiopici», nonché di ricevere aiuto militare dall'Eritrea, rivale regionale di Addis Abeba sin dai tempi della guerra di frontiera del 1998-2000. Dal momento del voto, il governo di Addis Abeba potrà decidere autonomamente se e come rispondere a quello che Zenawi ha definito «il pericolo di un'invasione». Alcuni parlamentari d'opposizione hanno definito la risoluzione «la preparazione per una dichiarazione di guerra, assolutamente inutile in questo momento».