INTERNAZIONALE

Somalia ed Etiopia verso la guerra

Corno d'Africa
MANFREDI EMILIO,Addis Abeba

Ormai non è più solo guerra verbale tra l'Unione delle Corti islamiche somale e l'Etiopia, le forze dispiegate sul terreno da entrambe le parti sono pronte a darsi battaglia. Anzi, stando a Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, capo dell'esecutivo delle Corti, il conflitto sarebbe già cominciato ieri, con uno pesante scambio di colpi di mortaio nei pressi del villaggio di Bandiradley, nella Somalia centro-settentrionale. «Le truppe etiopiche sono ormai dislocate in molte aree del territorio somalo con l'intenzione di occupare il nostro Paese. Tutto ciò è inaccettabile», ha dichiarato Sheikh Sharif, intervenendo ieri ad una grande manifestazione contro l'Etiopia a Mogadiscio. «È dovere di ogni uomo e di ogni donna somali sacrificare la propria vita per la difesa della patria, poiché Melese Zenawi (il Primo Ministro etiope, ndr) vuole occupare la Somalia e sconfiggere l'Islam», ha urlato Sharif alla folla mentre donne col viso velato impugnavano mitragliatori, dichiarandosi pronte a morire per la guerra santa. «Un'enorme quantità di truppe di Addis Abeba, equipaggiate con carri armati e artiglieria pesante hanno raggiunto oggi il villaggio di Bandiradley, dove sono di stanza i nostri uomini. Ora sta a voi, popolo di Somalia, non aspettare il nemico ma attaccarlo», ha concluso il leader islamico. Dunque, pare certo che il primo fronte della guerra stia per aprirsi a Bandiradley, 700 chilometri a nord di Mogadiscio. Bandiradley è un villaggio strategico della Somalia centrale, nei pressi di Galkayo, sulla via del Puntland, una regione semiautonoma politicamente molto legata all'Etiopia. Proprio a Galkayo, le prime linee etiopiche sono giunte a meno di 5 chilometri dagli avamposti dei miliziani islamisti, stando a fonti locali contattate dal manifesto. Il secondo fronte della guerra, invece, sarà a Bur Aqaba, ultima città controllata dalle Corti Islamiche in direzione di Baidoa, cittadina periferica a 250 chilometri dalla capitale, dove ha sede il governo di transizione (Tfg), isolato e mantenuto in vita dalla massiccia presenza di soldati di Addis Abeba.
Il comizio di ieri è servito alle Corti anche per respingere i piani americani per la Somalia. Infatti, siamo alla vigilia di una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in cui si discuterà una mozione Usa sulla rimozione dell'embargo sulle armi in vigore in Somalia, che dovrebbe autorizzare l'intervento di una forza di peacekeeping africana. Per Washington l'iniziativa dovrebbe restituire stabilità alla Somalia, mentre secondo molti analisti (e l'Unione Europea) la decisione statunitense avrà solo l'effetto di una tanica di benzina gettata su in incendio già acceso. Parlando ieri, il capo militare degli islamisti, Sheikh Yusuf «Inda'ade» ha accusato gli Stati Uniti di premere sull'Etiopia per l'invio di un maggior numero di truppe sul fronte somalo. «Chiunque abbia supportato Zenawi è per noi un obiettivo, ovunque sia», ha detto il capo militare degli islamisti, invitando i Paesi del Corno d'Africa a non inviare truppe in Somalia. Inda'ade ha poi aggiunto: «se il mondo non fermerà gli Stati Uniti, inviteremo tutti i guerrieri islamici a venire in Somalia per respingere il nemico».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it