INTERNAZIONALE

E adesso il Vaticano teme il fallimento

Visita in Turchia tra diserzioni e ostilità: per ora basso profilo, ma la Santa sede è preoccupata
DE CILLIS MIMMO,

Parola d'ordine: sdrammatizzare. All'interno della curia vaticana si tende a mantenere un basso profilo e a non creare allarmismi sulla prossima visita del papa in Turchia. L'occupazione della basilica di Santa Sofia (prima chiesa, poi moschea, oggi museo) da parte di un gruppo di estremisti è comunque un gesto eclatante che ha creato ulteriore preoccupazione. E le notizie che provengono da Ankara, dove si profila una «fuga» delle autorità politiche più rappresentative (sembra che pochi siano ansiosi di stringere la mano a Benedetto XVI) è un fatto senza precendenti, che sta mettendo in difficoltà la diplomazia vaticana (a dire il vero soprattutto i diversi neofiti chiamati da Benedetto). Anche perché in passato i problemi erano diametralmente opposti: c'era spesso una richiesta di incontri fin troppo serrati, e toccava alla segreteria di stato vaticana operare una scelta degli interlocutori privilegiati.
Lo scenario odierno, invece, è tutt'altro che confortante: un papa contestato, accolto da manifestazioni ostili (e da pochi fedelissimi), con una campagna stampa che lo definisce «ospite sgradito»; un papa ignorato dalle maggiori autorità dello stato, fra l'altro in condizioni di pericolo per la sua incolumità: tutto ciò trasformerebbe il viaggio in Turchia in un fallimento memorabile. Sarebbe una macchia sul pontificato di Ratzinger, che non si sta certo caratterizzando come «papa amato dalle folle». Anzi, grazie al suo atteggiamento spesso greve e perentorio, sembra faccia di tutto per attirarsi contestazioni in tutto il mondo.
Dopo l'episodio di ieri, il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, non poteva che minimizzare: «Continuo a considerare questi fatti episodici e limitati, tali da non mettere in questione la sostanza e il clima della visita che prevediamo si svolga in modo sereno», ha detto, commentando fatti che «danno dispiacere». «Non sono tuttavia una sorpresa: sappiamo che esistono gruppi che sono poco favorevoli alla visita del papa», ha aggiunto. Intanto nella curia vaticana cresce il partito degli scettici e di quanti pensano che confermare il viaggio sia stata una scelta almeno azzardata.
La Chiesa in Turchia, da parte sua, dà agli incidenti una lettura politica. Secondo il vicario apostolico dell'Anatolia, monsignor Luigi Padovese, massima autorità cattolica turca, dietro le proteste di Istanbul si nasconde una spinta politica proveniente «da livelli superiori», che vuole «allontanare la Turchia dall'Europa». Tuttavia, nota Padovese, «nell'intenzione del Papa c'è la volontà forte di fare questo viaggio, quantunque sia al corrente delle difficoltà» e per questo «da parte sua verrà la proposta di rilanciare con urgenza l'idea del dialogo».
D'altro canto la sponda ortodossa di Bendetto XVI, cioè il Patriarca ecumenico Bartolomeo, ha detto di attendere con ansia la visita del papa per avere man forte sulla battaglia per la libertà religiosa e i diritti umani. Almeno per lui, papa Ratzinger questo viaggio lo farà. Nonostante le nubi oscure che si addensano su Istanbul.
*Lettera22

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