Nel buio che precede l'alba del canadese Joseph Boyden (Sonzogno, pp. 413, euro 18) è uno di quei romanzi che appassionano e coinvolgono a tal punto da richiedere una lettura lenta e pause per staccarsi dalla vivida crudezza e dall'intensità delle descrizioni del macello a cielo aperto della Grande Guerra, per rilettere sui doni dell'amicizia, sul conflitto tra due civiltà e culture, quella dei nativi canadesi e quella dei colonizzatori europei.
Il libro (titolo originale Three Day Road) intreccia tre diversi periodi temporali. La fine dell'800, quando il Canada viene colonizzato dai bianchi e le tribù indigene vengono sconvolte dall'introduzione dell'alcol e della religione, e la storia di Niska, figlia di un capo tribù Cree che viene imprigionato e di fatto ucciso dagli europei per quello che per la loro etica è un omicidio, mentre nelle usanze dei nativi è l'uccisione di un windigo, un essere umano che il freddo e la fame hanno fatto impazzire fino al punto di cibarsi di carne umana. Niska rifiuta la normalizzazione della sua tribù nella città costruita dagli europei e continua a vivere nelle foreste ancora incontaminate dell'Ontario, educando alla caccia, alla pesca e alle tradizioni della sua gente il figlio di sua sorella, Xavier. Il secondo periodo è quello della I guerra mondiale, a cui Xavier, insieme all'amico Elijah, partecipa aggregato all'esercito canadese inviato nelle trincee francesi. Da abili cacciatori si trasformano in infallibili cecchini, rispettati e famosi. Ma i due giovani reagiscono in modi diversi all'impatto con la morte di massa delle trincee. Xavier si rinchiude sempre più in se stesso, Elijah, che ricorre alla morfina per resistere all'orrore, diventa una macchina da guerra infaticabile e insaziabile di «trofei» tedeschi. L'ultimo periodo, infine, è il ritorno a casa di Xavier, con una gamba amputata e la dipendenza da morfina ereditata dall'amico, che l'ormai anziana Niska, donna-medicina del popolo Cree, cerca di curare rimettendolo a contatto con la natura e le tradizioni del suo popolo.
La descrizione degli orrori della guerra di Boyden è nitida e anti-retorica, e il lettore assiste con angoscia crescente, proprio come Xavier, alla carneficina sempre più esaltata compiuta da Elijah. La follia della guerra ha trasformato l'amico in quello che l'antica sapienza cree di Xavier riconosce con chiarezza: un windigo affamato di carne umana. E il viaggio di tre giorni allora è quello che nella sua tradizione compie l'anima per poter essere libera dal corpo, ma anche il percorso di guarigione che Xavier, guidato dalla zia, deve compiere per poter perdonare se stesso e continuare a vivere.