Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, uno dei massimi esponenti delle Corti Islamiche somale, ha invitato ieri i combattenti islamici in tutta la Somalia ad attaccare le truppe etiopiche che - a detta di Mogadiscio e di molti testimoni oculari indipendenti - sarebbero presenti nel Paese, schierate a difesa del governo di transizione insediato a Baidoa.
Intervenendo ad un manifestazione di protesta anti-etiopica nella storica Tribuunka Square di Mogadiscio, Sheikh Sharif ha arringato una folla di diverse migliaia di persone. «Chiedo al popolo somalo di combattere i soldati etiopici presenti in Somalia», ha urlato lo sceicco, una delle figure più moderate all'interno dello schieramento islamista. I dimostranti hanno salutato le parole dello sceicco al grido di Allah Uakbar, Dio è il più grande.
Il leader delle Corti ha poi invitato gli abitanti delle città in cui si troverebbero le truppe etiopiche a non avvicinarsi a loro, per non trovarsi coinvolti in eventuali scontri tra i guerriglieri islamici e le forze di Addis Abeba. «I giorni della nostra pazienza si sono esauriti - ha continuato Sheikh Sharif -. I nostri combattenti attaccheranno gli invasori in qualunque luogo del nostro territorio». A margine del comizio, molti uomini somali si sono registrati per fare parte della jihad, la guerra santa contro l'Etiopia.
Queste ultime dichiarazioni seguono di poche ore la promessa di attaccare Baidoa, fatta da uno degli esponenti più radicali delle Corti, Sheikh Hasan al-Turki. Il comizio di ieri, proprio perché tenuto da una figura importante ma considerata aperta al dialogo a Mogadiscio, lascia presagire che la linea dura all'interno degli islamisti stia avendo la meglio, e aumenta i timori di un possibile scontro campale per la presa della capitale provvisoria. Il governo di Abdullahi Yusuf è sempre più all'angolo, e si mantiene in vita grazie all'appoggio politico e alla certezza di una reazione militare da parte di Addis Abeba, potenza regionale e alleato fidato degli americani nell'area.
Intanto, i vertici politici etiopici continuano a negare la presenza di reparti militarmente operativi in Somalia, ammettendo solo di avere addestratori delle forze di sicurezza del governo. Discutendo con il manifesto in condizione di anonimato, un alto funzionario del Ministero degli Esteri etiopico ha ostentato tranquillità, affermando: «Finché non ci attaccheranno, questi proclami continueranno ad essere pura retorica, la propaganda di sempre».
Un rapporto confidenziale delle Nazioni Unite afferma che entrambe le parti godono di appoggi esterni. Seimila soldati etiopici e duemila eritrei sono in Somalia, in appoggio al governo e alle Corti. Politicamente, Uganda e Yemen sostengono Yusuf, mentre Iran, Libia, Arabia Saudita aiutano gli islamisti. Il rapporto suggerisce l'apertura di un confronto con Mogadiscio. Da Washington, che avversa le Corti Islamiche, per la prima volta è giunto un invito agli Stati confinanti con la Somalia a non interferire nelle vicende interne del Paese, così da evitare un'escalation. Sforzi diplomatici, mentre sul terreno tutto sembra preludere ad uno scontro armato per il controllo di Baidoa, ultimo ostacolo per le Corti sulla via del totale controllo della Somalia centro-meridionale. Fonti locali ritengono che la battaglia possa cominciare a breve, di fatto annullando la ripresa dei colloqui di pace, prevista per lunedì prossimo a Khartoum. Se così fosse, i margini per una ricomposizione del conflitto somalo andrebbero ancora una volta perduti, aprendo ad una guerra tra fazioni nel Paese, e all'estensione regionale del conflitto.