È morta ora Danièle Huillet cioè ieri sera alle 22 nella vandea non so altro cioè sapevo della sua malattia ma non avevo voluto crederci non si vuole mai, per me Straub-Huillet sono già eterni ma nella vita non possono morire, lei un giorno vedendola a Taormina festival sulla rampa di scale che dall'hotel dove eravamo ospitati portava in alto e in fondo intorno stava il mare blu mediterraneo, una cosa che diresti spettacolare, lei aveva portato il cibo ai gatti, ne aveva tanti intorno, lei stava china su di loro, dovevano essere gli avanzi sprechi dell'hotel, a me apparve di colpo come ANTIGONE DEI GATTI, la chiamai così dentro di me, non so spiegare perché proprio Antigone che morì da fuorilegge per poter dare sepoltura al fratello che gli altri rifiutavano, ma deve essere stata la pietas che era sul volto chino di Danièle, l'amore per le creature piccole e indifese che stanno abbandonate sulla faccia della terra, Anna Maria Ortese ha saputo trovare le parole all'amore per le creature deboli, indifese, Dostojevskij ha raccontato di un cavallo o una mula che viene uccisa a colpi di bastone da degli uomini e anche Ortese ma io ora non so ridirle né riferire dove... «lasciate che gli uomini tutti creino qualcosa con le loro mani o la loro testa in tutte le età e soprattutto nella primissima...» è dal libro che ho vicino e che posso trascrivere della Ortese «nel quadro di tutto il non vivere che appare l'Universo... nell'ottuso e prigioniero vivere umano», lei Danièle mi pare di poter dire era tutto questo nel cinema e anche fuori del cinema, la stessa continuità credo di poter dire nel suo vivere e fare... mi chiedo ora cosa faranno i suoi gatti, io sono per natura protettivo. E cosa farà il cinema senza di lei? Mi chiedo anche. I suoi (di lei e di Jean Marie) umiliati e offesi, i suoi contadini, gli operai, quei loro incontri... i mai riconciliati fin dalla prima volta avanti ancora che il suo nome stesse scritto insieme a quello di Jean Marie... Ma se l'altra persona scompare? Possiamo amare noi stesso sparito? Bisognerebbe credere che nessuno scompare mai. Che non c'è la morte. Morirà e tu sarai solo come un cane. C'è un rimedio?... Ricorda sempre che nulla ti è dovuto. Che cosa meriti infatti? Quando sei nato, ti era forse dovuta la vita?», Cesare Pavese, 1945, lo stesso anno dei Dialoghi con Leucò il grandissimo libro a cui Straub-Huillet hanno attinto per ben due film, a distanza di tempo. E cosa ha detto l'Italia (cinematografica almeno...) di questo omaggio che Jean Marie e Danièle han fatto al nostro paese che loro due considerano ormai proprio? E cosa dei film tratti da Vittorini? È stato come se Vittorini e Pavese non contassero abbastanza, mi pare, come se fossero nomi non dei nostri... o sbaglio? E allora? Ma che esista ancora un paese civile chiamato Italia, è ancora tutto da provare. Comunque...
Ma come farò io senza il cinema di Danièle-Jean Marie? Se non fosse che Jean Marie vivendo e lavorando ancora, farà ancora sempre vivere e lavorare lei in lui, con lui, per noi. Può essere solo così. CONTINUA.