POLITICA & SOCIETÀ

Islam, il papa ricuce

DE CILLIS MIMMO,Roma

Ratzinger offre un ramoscello d'ulivo all'islam. E, pur sapendo che la via del dialogo è lunga e tortuosa, sembra volerla percorrere. A modo suo, certo, con parole, gesti e sensibilità che non sono quelli wojtyliani. Ma almeno l'incontro di ieri - quando Benedetto XVI ha convocato nella sua residenza di Castelgandolfo gli ambasciatori di 21 paesi islamici e i leader dei musulmani italiani - è servito almeno a fugare legittimi dubbi e a chiarire la posizione del pontefice sul tema del dialogo interreligioso.
Schierati davanti al pontefice c'erano diplomatici accreditati alla Santa Sede, dal Pakistan all'Indonesia, in compagnia dei membri della Consulta islamica e dei rappresentanti del Centro islamico della moschea di Roma. Un incontro obbligato, dopo lo scivolone avvenuto con il discorso all'università di Ratisbona, le polemiche e il polverone sollevato, i chiarimenti, le scuse, il «profondo rammarico». L'incontro è stato suggerito dai nunzi e dai funzionari della segreteria di stato vaticana: dopo le riunioni di emergenza, la Santa sede ha avvertito l'esigenza di adottare appropriate contromisure e ha delineato la strategia. Primo: chiarire la propria visione sul dialogo e comunicarla in modo inequivocabile al mondo islamico. Secondo: ricostruire l'immagine di Ratzinger come un pontefice propenso al dialogo. Terzo: offrire una sponda a tutti i missionari e i religiosi che vivono in paesi islamici o in territori remoti, per evitare episodi come quello che è costato la vita a suor Leonella Sgorbati.
Ratzinger non ha abbandonato il piglio professorale e ha illustrato il suo pensiero: «Vorrei oggi ribadire tutta la stima e il profondo rispetto che nutro verso i credenti musulmani». E via una serie di citazioni che partono dalla magna charta del dialogo, cioè il documento Nostra Aetate del Concilio Vaticano II, già richiamato nei giorni scorsi: «La Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente». «Ponendomi decisamente in questa prospettiva fin dall'inizio del mio pontificato ho auspicato che si continuino a consolidare ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni, con un particolare apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani», ha continuato ricordando alcuni suoi interventi.
E mentre il discorso veniva trasmesso in diretta da Cnn ad Al-jazeera - con una versione in arabo sul sito web della Santa sede e sull'Osservatore Romano - il papa affermava che «il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà», guardando cristiani e musulmani come alleati in un mondo segnato dal relativismo e come collaboratori soprattutto per costruire la pace, affermare i diritti umani, difendere la vita.
Positive le reazioni del mondo islamico italiano, delle diplomazie e dei leader: «Segno di una volontà di dialogo che ci trova sempre disponibili, nell'interesse della nostra comunità e del paese in cui viviamo e in cui vivranno i nostri figli», ha detto l'Ucoii. Per il rappresentante in Italia della Lega musulmana mondiale, Mario Scialoja, l'incontro rappresenta «la ripresa di un cammino interrotto», mentre Abdellah Redouane, segretario generale del Centro culturale islamico di Roma, parla di «nuova tappa», e Yahya Sergio Pallavicini del Coreis (Comunità religiosa islamica) guarda al futuro e auspica «nuovi passi perché è in gioco non solo il dialogo tra islam e cristianesimo ma anche il rapporto tra oriente e occidente».
Ma l'ottimismo delle reazioni in Italia non è condiviso in Egitto, dove l'Università più prestigiosa del mondo sunnita, quella di Al-Azhar, e i Fratelli musulmani insistono nel chiedere delle «scuse chiare» sulle dichiarazioni fatte due settimane fa nel discorso di Ratisbona. Secondo Osama Hassan, portavoce di Al-Azhar, il papa ha solo cercato «di aggirare le dichiarazioni precedenti per placare la rabbia». Parere condiviso anche da Mohammed Salim Al Awwa, segretario generale dell'Unione mondiale degli ulema, che non trova «niente di nuovo» nelle parole del pontefice. E pensare che in mattinata un'indiscrezione riferiva il supposto desiderio di Benedetto XVI di tenere una lezione proprio ad Al-Azhar. Un'Ipotesi che sembra ancora prematura. *Lettera22

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