POLITICA & SOCIETÀ

Canapa terapeutica, Grinspoon a Roma

ZUFFA GRAZIA,

L'appuntamento organizzato da Forum droghe con Lester Grinspoon, il più autorevole studioso sulla canapa a livello mondiale (martedì a Palazzo Marini, Roma, dalle 10 alle 17), cade in un momento politico «caldo» a livello internazionale: negli ultimi anni l'agenzia Onu sulle droghe, dietro diktat Usa, ha preso nel mirino l'Europa delle «politiche miti» sulla canapa. E poiché la svolta tollerante di alcuni paesi, come la Gran Bretagna, è sostenuta da pronunciamenti di organismi di consulenza tecnica e da recenti revisioni della letteratura scientifica, proprio la scienza è tirata per la giacchetta dai «guerrieri», rinverdendo un costume che per le droghe in verità non è mai passato di moda.
L'ondata di restaurazione dell'ortodossia proibizionista non ha risparmiato gli usi medici della canapa: la legge Fini-Giovanardi la esclude dalla lista delle sostanze cui è riconosciuto un valore terapeutico, volendo così tagliare la testa al toro del dibattito internazionale in corso. Il quale verte ormai non solo e non tanto sulle sue proprietà terapeutiche, sempre più riconosciute, quanto sull'ampiezza delle indicazioni; soprattutto, su come rendere disponibile ai malati la sostanza nel regime vigente di proibizione. Agli interrogativi scientifici circa le proprietà della canapa si affiancano e s'intrecciano quelli politici: come si legano la battaglia per la decriminalizzazione della canapa e quella per concedere ai malati la sostanza per curarsi? Si può tenere alta l'intolleranza verso la canapa, facendo al contempo aperture all'uso medico? E' auspicabile la via della «farmaceutizzazione» (così Grinspoon la definisce) della marijuana, autorizzando solo l'uso di preparati farmaceutici privi di effetti euforici? Davvero si può scorporare l'effetto euforico dalle proprietà curative, separando ancora una volta il corpo dalla psiche?
Anche se il seminario di Roma è centrato sugli usi medici, Lester Grinspoon non si limiterà a parlare di questi. E' difficile affrontare il tema specifico senza parlare di canapa in generale. Sia a livello scientifico che politico. Del resto, questo è il suo percorso biografico, come spiega nel libro «Viaggio nella canapa», che verrà presentato nell'occasione. Docente alla Medical school di Harvard, comincia a studiare la marijuana negli anni '60, pensando di avvalorare, con l'autorevolezza della scienza, la tesi circa la dannosità del «fumo», già popolare al tempo fra i giovani dei campus. Ma più procede nella ricerca, più si accorge che la canapa è al contrario una delle sostanze meno tossiche e più sicure esistenti, in più versatile. Prima o poi - scrive - sarà riconosciuta come un farmaco eccezionale, «alla pari della penicillina». In più, non può essere circoscritta all'uso ludico e all'uso medico, né tanto meno all'uno contrapposto all'altro, poiché ce n'è un altro, altrettanto importante, che sta a cavallo dell'uno e dell'altro. E' la funzione di «potenziamento» dei sensi e del pensiero: che fa «stare bene», ma può anche aiutare a «stare meglio».

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