POLITICA & SOCIETÀ

La Bielorussia attacca: «Maria è sequestrata»

FAVA ALESSANDRA,Cogoleto (Genova)

Altro che Maria. A Cogoleto, per cominciare, la bambina bielorussa di dieci anni sparita nel nulla dall'8 settembre, la chiamano «a figetta», che non equivale a figliola, ma più a «nina». Sa di affetto, di carezze. «Conosciamo i ragazzi e la bambina - spiega Angela D., 70 anni, seduta su una panchina sul lungomare - Se sono vere le violenze, perché la vogliono mandare via?». «Siamo tutti coi genitori - aggiunge la sua vicina, Tina P., 79 anni - anche se io la figetta non la conosco». E le più giovani che passano veloci nel vicolo centrale, fanno parte anche loro della catena di solidarietà, quella che ha tappezzato di cartelli le vetrine del pastificio, dei bar, del macellaio: «questa storia è una scossa benefica sia alla lentezza delle adozioni internazionali che al caso della bambina - dice Margherita, 23 anni - E' chiaro che la Bielorussia ha bloccato le adozioni per ritorsione».
Eppure la vicenda di Maria è arrivata alle corde. Ieri l'ambasciatore bielorusso Alexei Skripko ha fatto presente in una conferenza stampa che il ministero degli esteri di Minsk «considera ormai questa vicenda un sequestro di persona volontario». L'ambasciatore italiano in Bielorussia è stato convocato: gli è stata trasmessa una nota ufficiale «già trasmessa alla Farnesina», ha detto Skripo. Ma qui a Cogoleto, questi sono echi lontani. Il parroco Danilo Grillo, uno dei sostenitori più accaniti della «scelta per amore», ieri sera serafico, diceva che «nessuno di noi, anche se fosse a conoscenza del suo nascondiglio contribuirà mai a consegnarla». Parole dure alle orecchie dei carabinieri di Arenzano, titolari dell'indagine.
A Cogoleto, il Comune nel Levante ligure, dove i coniugi Giusto-Bornacin abitano nella piazza della chiesa, sono tutti con loro. E mica solo quelli che vanno in chiesa, dove il parroco ha lanciato la prima riunione ai primi di settembre, dalla quale poi è nato «il Comitato per Maria» (15 persone con 600 firme di solidarietà): in un Comune di 10 mila abitanti, di cui 2 mila stanno sui monti a Luce e Sciarborasca, quindi 8 mila circa a Cogoleto, l'altro ieri sera alla fiaccolata c'erano in piazza almeno 1300 persone. «In ventiquattr'anni di sacerdozio non ho mai visto una cosa simile - commenta ancora Don Grillo - Qui in chiesa di 7 mila credenti ne viene si e no il 15 per cento. E' che questa storia ognuno la sente sua e tutti hanno capito che quei due ragazzi si sono pregiudicati l'adozione e stanno agendo solo per la bambina». Delle relazioni internazionali importa poco a tutti, semmai stanno cercando di contattare Tarcisio Bertone, l'ex cardinale genovese ora segretario di Stato. E vanno avanti per la loro strada.
Solidali da subito, con una scelta fatta suo tempo: la coppia infatti aveva chiesto pareri alle autorità competenti e a diversi legali già l'inverno scorso, quindi tutta l'azione è stata pianificata mesi prima, tra lacrime e disperazione. E così mentre le associazioni che ospitano i bambini bielorussi in Italia, per soggiorni temporanei se la legano al dito per il blocco di adozioni e visite da parte della Bielorussia e minacciano anche di chiedere i danni alla coppia, sulla questione si divide l'opinione pubblica. Il caso di Cogoleto, ha però in Liguria, un precedente eccellente: nel '94, una trentina di bambini russi che erano in visita furono adottati dalle famiglie genovesi, grazie a un provvedimento di adozione speciale del Tribunale di Genova, anche se la Russia non ha mai riconosciuto le sentenze.
Insomma il braccio di ferro continua. «Allora Don Grillo, è nascosta in un convento?». Il viso gli si allarga in un gran sorriso, il primo dell'intervista. Gli brillano gli occhi. Ma non dice né sì, né no. Siamo a Cogoleto.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it