CAPITALE & LAVORO

Finanziaria, il «link» tra cuneo fiscale e lotta all'evasione

BOSCO BRUNO, ROMANO ROBERTO,

La manovra per il 2007 potrebbe essere diversa da quella implicita nel Dpef di luglio. Da un lato il dibattito politico ha influenzato, forse, entità e composizione della manovra ed ha messo al centro della discussione anche misure di tipo redistributivo; dall'altro sembra essere parzialmente cambiato lo scenario macroeconomico di riferimento viste le previsioni di maggior crescita. A tale proposito, però, occorre comunque rimarcare che rimane l'ormai storico differenziale di crescita tra l'Italia e la media Ue corrispondente ad uno 0,7% del Pil italiano. Ciò dipende, tra l'altro,dalla specializzazione produttiva dell'Italia, la cui arretratezza richiede l'attivazione di significative politiche di sviluppo. Si ricordi che solo il 15% dei beni e servizi realizzato nel Paese sono ad alto valore aggiunto, contro una media europea molto prossima al 30%. Anche le entrate fiscali hanno fatto registrare un «buon andamento». La differenza tra le previsioni contenute nel Dpef 2005 e 2006 è pari a 34 mld per il 2006, di cui 17 si possono dire quasi strutturali (Giannini e Guerra, su lavoce.info). Il decreto Visco-Bersani ha permesso di recuperare 3,8 mld per il 2006, la crescita del Pil 3-4 mld (rilevante qui in quanto base imponibile) e in qualche misura l'effetto Visco circa la politica dei condoni hanno fatto il resto. Solo non contabilizzando le maggiori entrate si può ipotizzare per il 2006 un deficit pubblico poco più alto del 4% del Pil. A conti fatti, invece, è possibile attendersi un fabbisogno di cassa tra i 45-50 mld (Boeri-Garibaldi, lavoce.info), 9-14 mld in meno del fabbisogno delineato dal governo nel dpef per il 2007.
Se alla fine dell'anno il deficit fosse molto più vicino al 3% invece che al 4% non dovrebbe sorprendere più di tanto. Quindi, sarebbe possibile realizzare una manovra significativamente più contenuta di quella delineata dal governo per agganciare i vincoli di Maastricht, soprattutto se il trend delle entrate, come il contenimento della spesa, fossero confermati. Alternativamente, se si raccogliesse la proposta sulla stabilizzazione del debito (e non del suo abbattimento) si potrebbero realizzare politiche assai più espansive ed orientate alla crescita e alla redistribuzione.
Pur restando all'interno del quadro tracciato dal Dpef, però, al governo di centro sinistra bisogna chiedere di più rispetto a quanto si appresta a fare, in particolare dal lato dello sviluppo. Sostanzialmente lo sviluppo è interessato da un unico e «salvifico» provvedimento: la riduzione del cuneo fiscale di 5 punti percentuali, paria 10 mld di euro. A regime si tratta di 50 mld di minori entrate per lo stato tra il 2007 e il 2011. Questa misura, tra l'altro non presente nel programma elettorale, ha delle implicazioni di ordine economico e finanziario tutt'altro che «positive», soprattutto se realizzata in modo indifferenziato. Ridurre in modo indiscriminato il cuneo fiscale, significa avvantaggiare tutte quelle imprese che fanno della evasione fiscale e del lavoro sommerso uno strumento per erodere quote di mercato. Ma a preoccupare di più è l'ampliamento del gap tecnologico con la rispetto Ue che si alimenterebbe attraverso misure indifferenziate. La riduzione del cuneo fiscale per tutte le imprese, comporta un allontanamento nel tempo della necessaria ri-specializzazione del tessuto produttivo nazionale. A tale politica occorre indirizzare in modo selettivo le risorse veicolate dal cuneo fiscale legando però l'entità dello stanziamento alle entrate realizzate attraverso il recupero di base imponibile evasa o elusa.
Si potrebbe allocare in finanziaria e nel bilancio pluriennale un Fondo alimentato ogni anno da una somma fissa e da una somma ottenuta utilizzando parte delle entrate realizzate l'anno prima attraverso il recupero di base imponibile evasa o elusa. Si renderebbe, così, il sostegno alle imprese endogeno all'entità del recupero di base imponibile, privilegiando implicitamente le imprese che già operano in regine di legalità fiscale. L'entità del Fondo dovrà essere, almeno inizialmente, inferiore ai 10 mld previsti e avvicinarsi a tale importo nel corso della legislatura. Ciò consentirebbe di liberare risorse per attivare misure di sostegno alla ricerca e all'innovazione industriale che, certamente, il cuneo fiscale da solo non può conseguire.

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