Due esplosioni hanno squassato ieri Baidoa, la sede del governo federale di transizione della Somalia (Tfg). L'attentato aveva come obiettivo il Presidente del Tfg, Abdullhai Yusuf Ahmed, che rientrava nella propria residenza dopo aver tenuto il discorso di apertura della nuova sessione parlamentare. «Vi sono state due esplosioni, mentre il corteo presidenziale passava nelle vicinanze del Parlamento», racconta al manifesto da Nairobi Mario Raffaelli, inviato speciale per la Somalia del governo italiano. «Non è ancora chiaro se la prima deflagrazione sia stata causata da un'autobomba, o se si sia trattato di un attentato suicida, di un pulmino lanciato contro il convoglio di Yusuf, e poi saltato in aria. In seguito vi è stato un secondo scoppio, a cui è seguita una sparatoria», continua Raffaelli.
Il presidente è rimasto illeso, mentre 5 uomini del suo entourage sono stati uccisi. Tra essi, un fratello di Yusuf. Nella sparatoria che è seguita alle esplosioni, le guardie del corpo presidenziali hanno ucciso sei assalitori, secondo quanto dichiarato dal ministro degli esteri del Tfg, Ismail Hurre Buba. Che ha aggiunto: «È un attentato sullo stile di al Qaeda, un'automobile posizionata nei pressi di altri veicoli, con la detonazione che avviene con un telecomando». Questa versione dei fatti sarebbe confermata anche da un testimone oculare citato dalla Bbc, Sahad Mohammed Abukar, secondo cui «un'auto bianca è esplosa davanti al Parlamento, distruggendone altre sette nelle vicinanze». Ad ogni modo, il ministro degli Interni Hussein Mohammed Farah Aideed ha precisato che è ancora presto per indicare qualsiasi pista riguardo agli autori dell'attentato. Valutazione condivisa da Mario Raffaelli, per cui «bisogna attendere per avere indicazioni sulla matrice dell'attacco. Non è chiaro chi abbia compiuto questo gesto, mentre chiaro è l'effetto che si voleva ottenere: riportare il caos sullo scenario somalo».
Nonostante l'accaduto, all'interno del Parlamento sono proseguiti i lavori di approvazione del nuovo gabinetto presieduto dal primo ministro Ali Mohammed Ghedi. «Il risultato politico di quanto accaduto ieri a Baidoa è che il nuovo governo ha ottenuto un'approvazione senza voto e con numerose polemiche tra i parlamentari», ha aggiunto l'inviato italiano.
La tensione in città e in tutta la Somalia è salita alle stelle, e rischia di indebolire le già fragili relazioni tra il governo di transizione, che controlla solo Baidoa, e le Corti islamiche che governano la capitale storica, Mogadiscio, e molta parte del sud del Paese.
Questo attentato segue di sole ventiquattro ore l'uccisione a colpi di pistola, nella zona nord di Mogadiscio, di una suora italiana, Leonella Sgorbati, al secolo Rosa Sgorbati. La suora è stata freddata domenica da due uomini armati mentre lavorava all'ospedale della Consolata. Colpita alle spalle, sarebbe morta poco dopo. Nell'attacco è morta anche la sua guardia del corpo.
Del collegamento tra i due avvenimenti si sono detti certi sia il ministro degli esteri Hurre sia il portavoce delle Corti Islamiche, Abdirahin Ali Mudey.
Ma mentre il primo ministro Ali Ghedi ha definito l'accaduto «un atto terroristico, anche se è ancora difficile dire se orchestrato dall'interno della Somalia o dall'estero», secondo uno dei leader degli islamisti, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, sarebbe chiara la pista estera. «Io accuso forze straniere, in particolare l'Etiopia, che cerca così di poter inviare in Somalia truppe e vuole in questo modo giustificare la propria posizione davanti alle Nazioni unite. Sono in atto molte cospirazioni contro il nostro paese», ha dichiarato Ahmed all'emittente araba al-Jazeera.
Le Corti incolpano Addis Abeba di sostenere militarmente il Tfg, e di mantenere da mesi una presenza costante di reparti speciali su suolo somalo. L' accusa è sostenuta da molti testimoni, ma il governo etiope ad oggi ancora smentisce.
Di certo, la tensione a Baidoa era già alta da qualche tempo. Dieci giorni fa, infatti, Mohammed Ibrahim Habsade, signore della guerra della città, e ora ministro dei trasporti del Tfg, aveva invitato il governo a lasciare Baidoa. In caso contrario, aveva assicurato il warlord, i miliziani locali avrebbero provveduto a cacciarlo con la forza, dopo che le forze governative si erano scontrate con miliziani locali nei pressi dell'aeroporto, uccidendone almeno sette.
Con il caos a riconquistare la scena somala, gli scenari che si vanno delineando per il futuro non sono certamente favorevoli al prosieguo del processo di pace tra islamisti e Tfg.