IL MANIFESTO

Una serata oltrefrontiera

BERETTA GIANNI,

Il «mostro» si è avventurato oltre frontiera. Ma non ha spaventato nessuno ed è rientrato pago e ricoperto d'affetto. E' andata oltre ogni previsione la prima cena in sostegno al manifesto organizzata fuori dai confini nazionali, a Lugano nel Canton Ticino, giovedì scorso. La sala ristorante del Canvetto Luganese era colma di operatori dei media della Svizzera italiana (cui era rivolta in particolare l'iniziativa), ma non solo (all'ultima ora si è infiltrata anche una coppia di affezionati compagni dalla vicina Varese). Oltre sessanta i partecipanti, alla presenza del presidente del sindacato Comedia, Rocco Bianchi, e del coordinatore del gruppo ticinese di Reporters Sans Frontières, Riccardo Fanciola. E' stata l'occasione per incontrare colleghi della RadioTv e della stampa locale dalle sensibilità variegate e trasversali, ma con un'unica preoccupazione: la permanenza nel panorama editoriale di una voce libera e democratica della sinistra.
Il luogo scelto era volutamente caratterizzato. Il ristorante Canvetto Luganese (che è anche osteria, bocciodromo, pastificio e sale ritrovo) è infatti un locale storico del centro, ristrutturato e convertito nel 2000 in una delle dodici strutture di formazione e inserimento lavorativo per disabili (attività artistiche, mestieri, editoria, artigianato...) della Fondazione Diamante, diretta da Mario Ferrari, deputato cantonale socialista, presente alla serata.
Il benvenuto lo ha dato simpaticamente un socialista ormai novantenne: Francesco Bassi, storico antifascista del Ticino. E prima del digestivo, Francesco Chiesa, regista della Tsi (fra i promotori dell'iniziativa insieme a Emida Caspani) ha invitato Loris Campetti a raccontare questo giornale dal di dentro, le sue difficoltà, il rapporto con i suoi lettori che si sta sviscerando nelle decine e decine di appuntamenti lungo tutta la penisola. I lettori svizzeri del nostro giornale assomigliano come gocce d'acqua a quelli italiani, con gli stessi dubbi, le critiche, la passione, la generosità. C'è una domanda a cui invece non è stato semplice rispondere: «Come mai la sinistra italiana non sente suo, non sostiene economicamente e non usa di più il manifesto, cioè l'unico giornale libero e indipendente, di sinistra?». Possibile che «dall'altra parte della frontiera le forze democratiche non riescano a guardare oltre il proprio orticello?». Forse è possibile. Però «i lettori sono un'altra cosa, su di loro, su di noi potete fare affidamento. Non mollate».
Il manifesto vende nella Svizzera Italiana 320 copie; niente male rispetto alle duemila del Corriere della Sera (tradizionalmente radicato nel nord), alle 1400 della Repubblica e alle mille del Giornale. E' più o meno lo stesso numero di copie vendute in una provincia come Arezzo, che ha gli stessi abitanti del Ticino (oltre 300mila). Con la differenza però che, ovviamente, i ticinesi possono contare su ben tre quotidiani propri, capillarmente diffusi. Come dire che, oltre Ponte Chiasso, i giornali si leggono decisamente di più.
Ma come ci è arrivato il manifesto in Ticino? Tutto cominciò nei primi anni Novanta quando un gruppetto di cocciuti compagni socialisti, capitanati dall'oncologo Franco Cavalli e dall'economista Christian Marazzi, decisero che il «quotidiano comunista» dosse essere distribuito anche nelle edicole del Canton Ticino. Dopo molto scetticismo e un po' di resistenza, la società distributrice fu persuasa all'operazione; ma a una condizione: che i due di cui sopra si impegnassero per sei mesi ad acquistare tutte le copie invendute. La tenacia e l'ottimismo di questi pionieri, alla fine, ebbero la meglio.
Nella serata al Canvetto è emersa comunque una lamentela generale: perché gli speciali del manifesto non arrivano mai oltre frontiera? Qui il problema della distribuzione si fa più complesso. Lo è del resto anche in Italia, come purtroppo ben sanno coloro che non hanno trovato in edicola lo «Speciale 35 anni». Che al Canvetto, dopo il dolce, ha avuto il sapore dell'ammazzacaffè.
Alla fine, contando la vendita dello speciale, è stato raggranellato un apprezzabile gruzzolo in franchi svizzeri che ha superato l'equivalente di oltre duemila e duecento euro.
Nella Svizzera italiana abbiamo cominciato dagli operatori dei media. Ma stiano tranquilli, lettori e simpatizzanti in generale: il 9 ottobre, al teatro Kursaal di Locarno, l'Associazione di Aiuto medico al Centro America (Amca) di Franco Cavalli ha organizzato una serata sull'America latina alla presenza del direttore di Le Monde Diplomatique, Ignacio Ramonet, dove il «mostro» farà il suo ritorno, accompagnato per mano da qualcuno dei suoi tentacoli della redazione.
Lugano

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