LETTERE

La terra di Canaan e il vallo di Adriano

l'opinione
CHIUSSO CRISTIANO,

Finalmente l'articolo di Rossana Rossanda (il manifesto 8 agosto) fa un po' di chiarezza sull'imbarazzante pasticcio linguistico tra i termini antisemitismo, antisionismo, antigiudaismo.
Quando si parla della politica israeliana in Palestina, sovente i termini appaiono interscambiabili, invece sono tutti semanticamente impropri. Talvolta sono incappato anche in antiebraismo. Tutto questo ha origine da una confusione lessicale di cui siamo ogni giorno testimoni, mentre basterebbe sfogliare un buon dizionario e annotare le diversità tra ebreo, giudeo, semita, sionista, israeliano, israelita.
Si può essere antisemita senza essere antisionista, o antisionista senza essere antigiudeo. Il problema è che, visto da destra, chi critica Israele è quantomeno antisionista, se non antisemita, mentre spesso è semplicemente antigovernativo, cioè contro le politiche del governo d'Israele, e non necessariamente antisionista, cioè contro lo stato di Israele di per sé. Altrimenti, poste queste premesse e procedendo per logica, si potrebbe correre il rischio di dare dell'antisemita o dell'antisionista a un cittadino israeliano critico nei confronti del proprio governo, il che mi pare assurdo visto che chi critica il proprio governo non mette in dubbio il diritto all'esistenza del proprio paese. Ora, si può essere filosemiti e ciononostante essere contro il governo attuale, com'è il mio caso.
L'antisemitismo, che nasce nell'800 e ha come precedente l'antigiudaismo cristiano, ha condotto noi europei - non solo i tedeschi furono antisemiti - allo sterminio degli ebrei d'Europa. Come atto riparatore del torto subito, abbiamo permesso la fondazione dello stato di Israele, creando in questo modo le premesse per un torto ulteriore. Lo stato di Israele è in tal senso figlio della nostra cattiva coscienza. Per questo non possiamo oggi permetterci di essere antisionisti. Lo stato di Israele è storicamente conseguenza dell'antisemitismo europeo. Rimetterlo in discussione oggi significherebbe voler dire: quella non è casa vostra, non siete israeliani, quella è la Palestina, e quindi tornatevene da dove siete venuti, in Europa. Prima della Shoah aveva un senso essere antisionisti, quando l'Europa era ancora casa loro. Oggi non più. Allora, essere antisionista poteva coesistere con l'essere filosemita, ad esempio. Oggi l'antisionismo non collima certamente con l'antisemitismo, è però divenuto nei fatti antiisraeliano. Che piaccia o no, l'antisemitismo europeo è stato di fatto sionista e ha alimentato il nazionalismo ebraico. Mi si potrà obiettare che è falso, il nazionalismo sionista nasce nell'800 nell'epoca dei nazionalismi europei, oppure come reazione all'emancipazione illuminista e all'uscita dal ghetto. Obiezione accolta. Ma è altresì vero che gli ebrei europei una casa ce l'avevano già, e basta leggere gli articoli giornalistici di Joseph Roth, oppure le lettere di Walter Benjamin, o ancora Il mondo di ieri di Stefan Zweig per comprendere come si potesse essere ebreo e antisionista allo stesso tempo.
Era l'Europa la casa dei cittadini europei di fede, cultura o appartenenza ebraica e noi, ammazzandoli, li abbiamo convinti del contrario. Le idee di Herzl sono così diventate maggioritarie tra gli stessi ebrei, anzi necessarie.
La nascita dello stato di Israele poggia su questo peccato originario che pesa come un macigno sulle nostre coscienze, in quanto il perseguitato è diventato indirettamente per causa nostra persecutore, poiché fondava il suo stato in casa altrui, una casa che era stata sua, ma non lo era più da venti secoli circa, era divenuta - o meglio, era ritornata ad essere - casa di chi ci abitava prima, gli antichi filistei, gli odierni palestinesi.
Non dimentichiamo che casa sua non lo era sempre stata: Abramo, il primo ebreo, paradossalmente non è ebreo. Arriva in Cananea partendo da Ur dei Caldei, e vi si insedia. Ebreo etimologicamente è chi proviene dalla regione al di là ('ebher) del fiume. Abramo diventa ebreo attraversando il fiume e giungendo a Canaan. Nella Torah, il Signore si rivolge spesso al suo popolo ricordandogli di essere stato schiavo in Egitto, di essere stato straniero in terra straniera. È come se noi italiani volessimo rioccupare l'Europa intera fino al vallo di Adriano, visto che per secoli fu casa degli antichi romani.
Sartre ci ricorda che l'ebreo è il prodotto stesso dell'antisemitismo europeo, in quanto è l'altro da sé per ipostasi, irriducibile e irredimibile. Ma il problema sta all'origine: se Gesù di Nazareth, invece che essere ebreo, fosse stato sumero, oggi forse staremmo qui a parlare di antisumerismo.
* scrittore

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