«Il suo comportamento, negli ultimi tempi, è stato semplicemente inaccettabile», con questa frase la Paramount ha dato il ben servito a Tom Cruise dopo 14 anni di rapporto. I rumors di Hollywood associano l'inizio della fine al licenziamento della sua portavoce Pat Kingsley, un'abile pr tra star system e media, che Cruise ha sostituito con la sorella Lee Anne De Vette, anche lei seguace di Scientology. Da lì in poi il divo di Magnolia sarebbe precipitato in caduta libera. Non sono piaciute le sue interviste recenti: quella in cui attaccava ferocemente la collega Broke Shields per aver fatto uso di antidepressivi dopo il parto (una pratica proibita dalla setta di Ron Hubbard, che non crede alla psichiatria), o quando tra una dichiarazione e l'altra faceva propaganda al suo culto religioso (invitando un giornalista ad accompagnarlo nel quartier generale della chiesa). Secondo certa stampa Usa, la sua storia d'amore con la giovane attrice Katie Holmes, giudicata da alcuni una trovata pubblicitaria (con tanto di sospetti che negano l'esistenza del figlio annunciato e mai fotografato, mica come Angelina Jolie e Brad Pitt), avrebbe dato a Cruise il pretesto per lanciarsi in nuovi atteggiamenti bizzarri: saltare sul divano dell'amatissima conduttrice tv Oprah Winfrey, è stato giudicato un comportamento davvero irrispettoso. Per Sumner Redstone - il presidente della Viacom (il gigante dei media proprietario della Paramount) - la perdita di popolarità di Tom Cruise ha inciso sul botteghino di Mission: Impossible III, che ha totalizzato un incasso inferiore ai 400 milioni di dollari, molto meno dei primi due film della serie. Lo studio della montagna innevata era impegnato con Cruise, e con la sua partner Paula Wagner, nel rinnovo di un lucroso contratto che avrebbe fatto guadagnare all'attore dieci milioni di dollari annuali in fondi da investire in progetti a sua discrezione, oltre a garantirgli massicce percentuali sugli incassi nei cinema e nelle vendite dei dvd dei film girati per la compagnia. Il licenziamento allora si spiegherebbe come una questione di soldi. Un portavoce di Cruise ha tentato di rovesciare le cifre sottolineando che negli ultimi dieci anni (più o meno da Top gun alla Guerra dei mondi) il 15% degli incassi della Paramount sono giunti dai film di Cruise così come il 32% degli introiti degli ultimi sei anni.
Solo nel giugno scorso la rivista Forbes aveva messo Tom Cruise al primo posto della sua lista annuale dei 100 divi più potenti di Hollywood, ma Redstone non si è lasciato incantare. «Tom Cruise è una brava persona e un fantastico attore - ha spiegato al Wall Street Journal il boss della Viacom - Ma non pensiamo che qualcuno impegnato a suicidarsi in modo creativo e che danneggia gli incassi dello studio dovrebbe continuare a restare tra noi». Paula Wagner, partner d'affari di Cruise, ha tentato di minimizzare. Lei e il suo socio, ha spiegato, sono da tempo impegnati con la loro compagnia (la Cruise-Wagner Productions) che avrebbe già trovato due finanziatori in grado di garantire 100 milioni di dollari per le prossime produzioni.