INTERNAZIONALE

Somalia, salta il governo stretto fra Corti e Etiopia

MANFREDI EMILIO,

Mesi di vacillamenti politici interni, la pressione crescente delle Corti islamiche da Mogadiscio, l'aiuto «esterno» della confinante Etiopia e dei suoi soldati, l'uccisione di un ministro all'uscita da una moschea, sino alle dimissioni in massa di metà governo. Erano molte le ragioni per cui ondeggiava il già debole governo somalo federale di transizione (Tfg), con sede a Baidoa - cittadina inutile politicamente e strategicamente. In attesa di crollare al tappeto. Alla fine, le divergenze di vedute su come affrontare la nuova situazione somala (dunque sui rapporti necessari da stabilire con gli islamisti padroni del sud della Somalia) hanno diviso persino le tre maggiori cariche del governo voluto dalla comunità internazionale e dalla vicina Etiopia.
La scorsa settimana, infatti, si è giunti a una drammatica rottura tra il primo ministro, Ali Gedi, e il presidente Abdullahi Yusuf sostenuto dal portavoce del Parlamento, Sheikh Aden. Yusuf e Aden, infatti, avevano espresso parere favorevole all'invio di una delegazione governativa di alto profilo a Khartoum, per riprendere i colloqui di pace con gli islamisti di Mogadiscio, di fatto sostenendo la linea dei molti ministri dimissionari. Posizione rifiutata da Gedi, che invece si opponeva ad una ripresa a stretto giro di posta del dialogo. E proprio la linea dura di Gedi nei confronti delle Corti, unita al suo asservimento alle decisioni politiche di Addis Abeba, avevano portato al collasso dell'esecutivo di Baidoa. Pareva innegabile il totale isolamento politico di Gedi, minacciato di una nuova mozione di sfiducia in parlamento. A quel punto il primo ministro, persi da mesi i suoi agganci con i signori della guerra di Mogadiscio, e sentendosi sempre più debole, ha giocato una delle sue ultime carte: chiedere l'intervento dell'Etiopia, che già ha dispiegato alcune migliaia di uomini a difesa di Baidoa, unica roccaforte del Tfg. Questa volta, è dovuto intervenire direttamente il potente ministro degli Esteri di Addis Abeba, Seyoum Mesfin, a fare da mediatore tra le massime autorità del Tfg. Mesfin ha guidato la prima visita del governo etiope in Somalia dopo molti anni, a causa dei tesissimi rapporti di vicinato tra i due paesi. Alla fine, l'unica soluzione praticabile è stata la dissoluzione del governo Gedi.
«Il governo di Gedi non ha fatto nulla durante il proprio mandato. Dunque, a partire da oggi, l'esecutivo è sciolto. Solo il primo ministro rimane in carica», ha dichiarato il presidente Yusuf al termine dei colloqui. Secondo i piani, Gedi ha ora a disposizione sette giorni per nominare i 31 ministri del nuovo gabinetto. Il primo ministro ha affermato che, nonostante il suo governo avesse superato il voto di sfiducia, «abbiamo voluto cancellare le differenze politiche degli ultimi tempi. Ora siamo uniti per servire gli interessi della Somalia». Tutto da rifare, dunque.
Mentre bisognerà attendere le consultazioni per comprendere che linea (e che futuro) potrà avere il Gedi-bis, non si sono fatte attendere le reazioni della controparte più solida in questo momento in Somalia. A Mogadiscio, dove intanto dopo anni di stop ha ripreso a funzionare l'aeroporto commerciale, gli islamisti non si può dire abbiano gradito l'ennesima ingerenza di Addis Abeba negli affari somali. «L'arrivo della delegazione etiopica a Baidoa è un'ulteriore prova di come il governo provvisorio sia un fantoccio nelle mani di Addis Abeba», ha dichiarato Sheikh Yusuf Siad Indho Addeh, responsabile della sicurezza interna delle Corti.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it