VISIONI

Fbi irrompe al meeting hacker

SBARIGIA GIULIA,

Steve Rambam, proprietario e ceo dell'agenzia investigativa Pallorium, era pronto per il suo discorso, pochi minuti ancora e avrebbe parlato nella sala allestita all'interno del Pennsylvania Hotel di New York, dove era in corso uno degli appuntamenti più seguiti dagli hacker americani, la conferenza Hope number 6 (hope, che vuol dire speranza, in questo caso e in perfetto stile geek, è l'acronimo di Hacker On Planet Earth). «Niente da fare: la privacy è morta» era il titolo del suo intervento. Niente da fare perché, come riferisce il Washington post, quattro agenti dell'Fbi hanno fatto irruzione nell'auditorium dell'hotel e si sono portati via Rambam e il suo computer.
La relazione dell'agente investigativo, che esercita la professione con tanto di autorizzazione conferita dal governo americano, doveva illustrare l'uso di Internet nella ricerca dei dati personali sul conto di qualsiasi cittadino. Per suffragare la sua tesi Rambam si era portato dietro Rick Dakan, un volontario disposto a lasciarsi spiare la vita dalla Pallorium esclusivamente attraverso la Rete. «Gli unici elementi che ho fornito sono stati la mia mail e il mio nome. Ora sanno tutti i posti in cui ho vissuto, tutte le macchine che ho guidato e anche che qualcuno in Alabama ha usato il mio numero della previdenza sociale dal 1983. Hanno trovato ogni informazione sui miei amici, e le loro foto, conoscono tutto sulla vicenda criminale di mio fratello», racconta Dakan mostrando il dossier di 500 pagine che la Pallorium è riuscita ha compilare su di lui.
Forse è proprio questa la ragione dell'arresto di Rambam, oppure, secondo le voci raccolte da qualche blogger, il detective privato sarebbe coinvolto nella violazione dei dati personali di un criminale pentito e inserito nel servizio di protezione dei testimoni dalla polizia federale Usa. Certo è che l'operazione degli inquirenti statunitensi durante il meeting di New York ha portato scompiglio tra i presenti e nella comunità informatica. Sono in molti a pensare che dietro all'irruzione dell'Fbi ci sia la volontà di colpire la manifestazione, punto di riferimento per il net activism e le sfide tecnologiche. Il fondatore di Hope, Eric Corley - ma tutti lo conoscono con il suo nom de plume: Emmanuel Goldstein, come l'acerrimo nemico del Grande Fratello immaginato da George Orwell in 1984 - in effetti è un personaggio bersagliato dalle autorità e più di una volta è finito nel centro del mirino. Mente dell'etica hacker, nel 1984 Eric Goldstein ha dato vita alla rivista 2600 The Hacker Quarterly (il 2600 della testata si riferisce agli hertz emessi dai telefoni per dare via libera alle chiamate interurbane, il suono si poteva riprodurre anche con il fischietto in regalo con i cereali Capitan Crunch, un sistema sperimentato per grattare qualche ora di comunicazione gratuita). In quello stesso anno la Apple annunciava l'avvento del Macintosh con uno spot, girato da Ridley Scott e trasmesso durante il Superbowl, che sarebbe entrato nella storia.
Tra i collaboratori di 2006 ci sono i nomi più accreditati delle scorrerie cibernetiche: Kevin David Mitnick aka «The Condor», arrestato nel febbraio del 1995 dopo una vita passata a intrufolarsi nei sistemi informatici, Bernie S. e Phiber Optik, catturato dall'Fbi che era ancora minorenne. Lo stesso Corley è diventato il nemico numero uno delle potenti major di Hollywood per avere scritto, diffuso e stampato anche sulle t-shirt il programma DeCss, un software per Linux in grado di sbloccare il sistema di crittografia dei dvd considerato inespugnabile.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it