VISIONI

Un'estate nel segno dei ritmi cubani

LORRAI MARCELLO,Milano


«Il tempo passa, stiamo diventando vecchi»: difficile non ritrovarsi nei versi di una delle più famose canzoni di Pablo Milanés, Años, rendendosi improvvisamente conto che sembra ieri, ma in realtà sono già passati otto anni dalla sua precedente esibizione a Latinoamericando. Storico esponente dei fenomeni della Canción Protesta e della Nueva Trova, il grande cantante cubano può permettersi di cantare cose che in bocca a tanti altri suonerebbero fatalmente banali. Può farlo perché il suo modo di porgere è rigorosamente asciutto e il suo romanticismo non è sporcato da sbavature dolciastre. E sapere che nella vita la strada di Pablo e quella di Yolanda si sono divise, serve solo a far sentire ancora più umana l'illusione di quell'«eternamente Yolanda» che Milanés fa sospirare ai suoi aficionados quasi fino alla fine del concerto. L'applauso più forte scoppia con El breve espacio en que no estás, fotografia di un amore senza promesse di un Milanés post-Yolanda ormai disincantato, che si accontenta di una donna che non è «perfetta», ma che pur sempre «si avvicina a quello che ho ingenuamente sognato». Da sotto, il palco si appropria di El breve espacio, Milanés si ferma e ne lascia cantare tutto un pezzo, poi manda un bacio per ricambiare quel pubblico che è venuto ad ascoltarlo sfidando la pioggia. La musica mantiene un estremo ritegno anche quando Dagoberto Gonzales, uno dei due tastieristi (l'altro è Miguel Nuñez) che assicurano tutto l'accompagnamento alla voce e alla chitarra di Milanés, imbraccia il violino, rischiosissimo in brani pieni di sentimento come Ya ves e Yolanda, o di stati d'animo non proprio allegri come Años. Ai classici Milanés alterna brani della sua produzione più recente, Come un campo de maiz, o la canzone che dedica «ai cubani che per un motivo o per l'altro non risiedono nel loro paese, una canzone che vuole essere un ponte d'amore», e riserva per il bis un cavallo di battaglia come Para vivir.
Apertosi a metà giugno, Latinoamericando - che proseguirà fino a ferragosto - abbonda di musica cubana. Prima di Milanés sono sfilati NG La Banda che, dopo i fasti degli anni 90, è da tempo tristemente involgarita e non vale più nemmeno la pena di andare a vedere; quindi Charanga Habanera di David Calzado il quale, dopo la soluzione di continuità nel proprio percorso, sembra ora aver affinato il nuovo assetto, di notevole presa: per la felicità dei giovani cubani e soprattutto delle giovani cubane che si sono assiepate sotto il palco in occasione dell'esibizione della Charanga, Calzado e i suoi torneranno a Latinoamericando martedì 4. Con un'identità invece ancora un po' confusa fra hip hop, rock, reggaeton, sono apparsi i Free Hole Negro, che si possono ascoltare fra l'altro nella colonna sonora di Habana Blues. Per rimanere a Cuba, da Latinoamericando è nuovamente transitato anche il rap degli Orishas, mentre per oggi si attendono i Tiempo Libre, testi molto scontati ma musicalmente una discreta band (di Miami) per chi ama la timba; poi il 12 luglio sarà la volta dei Los Van Van, il 19 di Isaac Delgado, il 24, da non trascurare, della cantante Yusa, e di diversi altri. A bilanciare Milanés con una buona dose di allegria ha già pensato la brasiliana Daniela Mercury, con uno show musicalmente e ricco e vivace sul piano delle coreografie e dei costumi, con gran sfoggio di percussioni e belle trovate degne di un Jean-Paul Goude: le ballerine mulatte che fanno irruzione in scena percuotendo delle specie di cerchioni metallici indossati a mo' di gonna. Altri pezzi da novanta in arrivo: sabato gli Olodum, il 5 e il 25 luglio Oscar D'Leon, 6 luglio Frank Reyes, 9 Margaret Menezes, 18 Joe Arroyo, 21 il ministro della cultura brasiliano Gilberto Gil, 23 Adriana Calcanhotto.

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