POLITICA & SOCIETÀ

Prodi scontenta Fassino e Rutelli

Partito dell'Ulivo
BIANCHI GIULIARoma

I guai non vengono mai soli. L'intervista autolesionista di Romano Prodi al settimanale Die Zeit si completa quindi anche di strascichi avvelenati a proposito del partito democratico, oltre che delle dichiarazioni rettificata a proposito del governo Berlusconi che avrebbe «schiavizzato» il paese e delle sinistre radicali - Prc e Pdci - di matrice folk. Il professore infatti si propone più che mai leader del progetto di unificazione tra Quercia e Margherita, suscitando perciò le sommesse ma ferme rimostranze dei due principali alleati.
Era nell'aria. Anzi. Già nei giorni scorsi, in occasione del seminario interministeriale di San Martino in Campo, Prodi si era mosso per commissariare gli elementi di maggior attrito interni al nascente partito democratico: cioè gli argomenti di rilevana etica. Il professore ha proposto la formazione di un coordinamento governativo sui temi eticamente sensibili guidato da Giuliano Amato. Una formula messa in opera proprio per sottrarre il contenzioso ai due leader di Ds e Dl, Fassino e Rutelli. In questo modo Prodi ha ricondotto a sé, nella persona di Amato, la diatriba. Ottenendo inoltre che se ne occupi il governo nella sua collegialità anziché il solo Ulivo.
Perché in vero una posizione comune non esiste. Piuttosto sono i leader delle diverse forze che puntano a reclamizzarsi. «Non verranno dai Ds i problemi - dice Fassino all'Espresso in edicola oggi - A una condizione: la nostra forza e' decisiva. Chi pensa di fare il Partito democratico guardando in cagnesco i Ds si condanna alla velleità. senza i Ds il nuovo partito non nasce, chiaro?».
A maggior ragione, quindi, Prodi vuole dettare tempi e metodi dell'unificazione. «Siamo in procinto di fondare il partito democratico e non è affatto un'utopia», giura il professore a Die Zeit annunciando che sarà titolare della «tessera numero 1».
Né in casa Ds né in casa Dl l'interventismo del professore sul partito democratico è visto davvero di buon occhio. Fassino è infatti impegnato nel cercare di ritagliarsi un ruolo di leader dopo la defenestrazione dal governo a opera di Massimo D'Alema: in quest'ottica ipunta a diventare l'edificatore principale del nuovo soggetto. Rutelli, invece, che al governo ha voluto starci ad ogni costo proprio per contrastare il peso diessino, è altrettanto impegnato in un braccio di ferro con la Quercia per l'egemonia culturale sul costruendo partito democratico. Un quadro di contrapposizione interna a un contenitore che tutti a parole dicono di volere, che di fatto continua a far sollevare incognite sulla concreta possibilità di arrivare al nuovo soggetto politico. Tanto è vero che un assertore convinto del partito democratico come il sindaco di Roma Walter Veltroni continua a nutrire riserve sul percorso scelto dagli alleati.
Ma Prodi non demorde. Il leader dell'Ulivo annuncia che «si sta lavorando allo statuto», dicendosi persuaso che possa «esser pronto entro l'anno in modo da arrivare al congresso fondativo entro la prossima primavera». Primavera del 2007: una tabella di marcia serratissima. Che infatti il Dl Dario Franceschini dilazione di circa 12 mesi: secondo il capogruppo ulivista a Montecitorio - che tra l'altro è in lotta con Rutelli nei Dl - il percorso possibile dovrebbe prevedere «nel 2007 i congressi dei due partiti prima di arrivare, nel 2008, al congresso del partito democratico». Anche se alla porta del nuovo soggetto politico bussano la Rosa nel Pugno e l'Italia dei valori, ambedue tanto interessati quanto persuasi dell'esigenza che il partito ulivista nasca su basi nuove e non riconducibili alla mera spartizione tra Ds e Dl. Quelal che invece c'è già stata per gli scranni parlamentari e per il governo.

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