VISIONI

Fermin Muguruza sulla linea del «frente»

SANTOPADRE MARCO,Roma

Dopo mesi passati a Kingston e poche settimane trascorse nella sua Irùn al confine con la Francia, stasera Fermin Muguruza approda a Roma (Strike, Via Partini 21) per presentare il nuovo disco Euskal Herria Jamaica Clash. Più che un titolo una dichiarazione d'intenti, una compilation di luoghi geografici, musicali e politici, per uno degli artisti più geniali e poliedrici della scena alternativa internazionale. Che canta, in basco, la globalizzazione della lotta e della speranza e che si autoproduce tramite l'etichetta militante Talka Records. Un artista che dal 1984 non si stanca di girare il mondo per cantare il suo odio per l'ingiustizia e la sua gioia per la solidarietà, un vero e proprio ambasciatore della libertà e della lotta del suo popolo. Per capire cosa canta Fermin basta scorrere i titoli del nuovo cd: Yalah Yalah Ramallah, ad esempio, oppure La linea del frente, un remake di uno dei primi successi dei Kortatu, la sua prima band dalle sonorità reggae ma anche punk, ska e rock, poi evolutasi nei più arrabbiati Negu Gorriak. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e nel frattempo Fermin ha incrociato il dub, l'hip hop, l'elettronica, per tornare ora alle vecchie sonorità con questo lavoro realizzato nella patria del reggae insieme a tante stelle giamaicane: U- Roy, Luciano, Lisa Dainjah, Masta Blasta, Yacine, Toots y las I-Threes (il trio vocale di Marley).
Fermin Muguruza non poteva mancare a un'iniziativa dedicata alla riflessione sul legame tra la memoria storica e il conflitto sociale, sui punti di contatto e solidarietà tra i movimenti italiani e quelli baschi, sulla richiesta di una amnistia per i 700 prigionieri politici baschi ma anche per quei protagonisti degli anni '70 italiani ancora sottoposti alla vendetta di stato. Un tentativo di riconnettere il ragionamento sulla voglia di cambiamento delle giovani generazioni con la memoria di quello che è accaduto negli scorsi decenni, nella convinzione che la rimozione di quella stagione serve non solo a dimostrare l'impossibilità di ogni assalto al cielo, ma anche a delegittimare il conflitto stesso. Una occasione per parlare della nuova repressione che colpisce oggi i protagonisti dei movimenti nelle nostre città, dove chi si mobilità contro la precarietà o il carovita, contro la guerra e lo sfruttamento dei migranti viene considerato un pericolo pubblico. Questi i temi proposti dagli organizzatori della due giorni che a partire da oggi alle 19 allo Strike per poi spostarsi domani pomeriggio al Corto Circuito di via Serafini 57 - uno dei centri sociali storici della capitale - vedrà alternarsi momenti di dibattito ad altri più ludici, con la partecipazione della Campagna Dovevadoevado di Milano e del Legal Aid Team di Roma (destinatari dei fondi ricavati dal concerto di Fermin, dei Banda Batxoki e dei Torpedo), e di realtà autogestite di Roma, Bilbao, Inuña. Pensando al corteo milanese del 17 giugno e cantando e ballando sulla «linea del frente».

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